Il rientro tra i banchi
Scuola, altro che mascherine servono gli insegnanti!
Il 14 settembre si dovrebbe tornare in classe. O almeno questo è quello che dovrebbe accadere, ma il pianeta istruzione si trova a dover fare i conti con problematiche vecchie, stratificate da decenni di non curanza, che il Covid-19 ha invece riportato a galla mettendo Governo e Regioni di fronte alla realtà: il comparto scuola versa in condizioni pietose e bisogna ripartire, sì, ma dalla ricostruzione di un intero sistema che fa acqua da tutte le parti. Mancano i docenti, il personale amministrativo è insufficiente, le strutture sono fatiscenti, le aule somigliano a pollai e ora, con la necessità del distanziamento, è praticamente impossibile organizzare e garantire lezioni. Senza dimenticare che i trasporti dedicati agli studenti non funzionano come dovrebbero e, anche in questo caso, la sicurezza degli alunni è un miraggio. Ripartire, oggi, fa rima con utopia. «In Campania mancano all’appello 18mila unità di personale tra docenti e amministrativi, tecnici e ausiliari (Ata). Delle 70mila nuove assunzioni annunciate dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, gran parte dovrebbe avvenire qui», spiega Nicola Ricci, segretario della Cgil Campania.
Che poi precisa: «Servirebbero circa 10mila assunzioni per completare l’organico degli istituti di Napoli, mille per quelli di Avellino e 800 per Benevento, e così via per tutte le province». L’organico delle scuole andrebbe rivisto e, tralasciando per un attimo la questione dei docenti che sono pochi rispetto agli alunni, l’emergenza Covid-19 ha posto l’accento su un’altra figura professionale: il direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga), ovvero colui che rientra nell’area del personale Ata e svolge in prevalenza attività di tipo amministrativo, contabile e direttivo. «In Campania ci sono circa 8mila scuole e tre su quattro sono sprovviste di direttore dei servizi generali e amministrativi – fa sapere Rosanna Colonna, referente della Cisl per le scuole campane – Solo a Napoli, su 900 istituti, circa 300 devono a fare meno del direttore e questo comporta un disagio enorme». Una recente circolare del Ministero aveva predisposto la proroga dei direttori facenti funzione: il direttore in servizio nel 2019 avrebbe dovuto ricoprire il suo ruolo anche per quello successivo l’anno successivo, cioè per il 2020, ma non è andata così.
«A settembre si svolgerà il concorso per l’assunzione dei Dsga – spiega Colonna – e questo impedisce l’attuazione del provvedimento che infatti è stato revocato, proprio perché in contrasto con il diritto di assunzione di coloro che partecipano al concorso». Il risultato? Non c’è una figura che abbia contezza di quello che manca all’interno di una scuola, cioè banchi, interventi edilizi o acquisti. È tutto affidato ai dirigenti scolastici che devono occuparsi anche di questo, oltre che delle questioni strettamente didattiche. In questo momento, agli studenti, è per certi versi negato il diritto allo studio. «Si chiede di fare lezione con la didattica a distanza – continua Colonna – dimenticando che, in diversi punti del territorio, non c’è copertura Wi-fi e che non tutte le famiglie dispongono di pc e tablet». E, laddove non si dovrà ricorrere alle lezioni da remoto, è previsto lo sdoppiamento delle aule, sempre per rispettare le norme anti-Coronavirus. E anche qui la situazione appare drammatica.
«Le aule ospitano già più alunni di quanti dovrebbero – dice Colonna – Ora applicare il distanziamento è impossibile, non ci sono gli spazi e poi torniamo al punto di partenza: creare nuove classi vuol dire avere più docenti che ora non ci sono». Ma anche in questo caso il problema della capienza e dell’esigenza di fare turni doppi, o di prolungare la permanenza degli alunni a scuola, non è certo una novità. «Gli edifici sono inadeguati per consentire il tempo pieno (scuola primaria) e il tempo prolungato (scuola secondaria di primo grado) – dice Salvatore Cosentino, segretario Uil Campania con delega alla scuola – e la permanenza a scuola è al di sotto del 10%, il che vuol dire ridurre l’offerta formativa e il tempo dedicato all’apprendimento».
Mancano le aule, molte scuole hanno aree inagibili, così vacilla la sicurezza degli alunni. «Servono interventi edilizi, ma soprattutto non serve salvare il salvabile, bisogna costruire scuole nuove ed efficienti – spiega Cosentino – Se c’è una mappa degli edifici che hanno bisogno di interventi urgenti, sarà chiusa in qualche cassetto degli uffici della Regione. Noi non ne abbiamo idea e così diventa impossibile intervenire». Ma adesso la campanella è suonata e bisogna entrare in classe. C’è una miriade di cose da fare per ripartire. Soprattutto, però, «bisogna ripartire dall’idea che la scuola non deve essere vista come un costo ma come un investimento: si deve puntare sulla formazione di giovani che saranno i cittadini di domani», conclude Cosentino.
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