A ventiquattro ore dal ritorno in classe, è ancora la scuola il fronte più caldo delle polemiche politiche legate all’emergenza Coronavirus in Italia, dove la variante Omicron sta facendo registrare numeri di contagi mai visti prima.

Un fronte aperto dalla decisione del presidente della Campania Vincenzo De Luca di emanare venerdì una ordinanza che annulla il rientro in classe lunedì 10 gennaio per asili, elementari e medie. Scelta aspramente critica dall’esecutivo, che ha già deciso di impugnare al Tar l’ordinanza.

Ma anche alcuni genitori si sono rivolti alla giustizia amministrativa con un ricorso d’urgenza: il Tar campano ha chiesto alla Regione di presentare ulteriori documenti entro lunedì. 

LO SCONTRO TRA REGIONI E GOVERNO – E’ in questo scenario che va registrato quindi lo scontro tra Regioni e governo centrale. Perché se Vincenzo De Luca ha fatto da apripista ‘rischiando’ anche la carta dell’ordinanza in aperto conflitto con le scelte dell’esecutivo, altri governatori chiedono a Draghi un riposizionamento sulla scuola.

È il caso del presidente del Veneto Luca Zaia, che dalle colonne di Repubblica chiede la chiusura delle scuole: “Ci chiedono di svuotare il mare con il secchio. Il secchio non perde acqua, ma ha una capacità limitata”, è il paragone che fa il governatore per descrivere la situazione delle scuole alle prese con Omicron.

Zaia che si rivolge quindi al Cts, il Comitato tecnico scientifico, e al presidente del Consiglio: “Si esprima il Comitato tecnico scientifico, non può non farlo su richiesta delle Regioni. Come Regioni abbiamo chiesto il rinvio. Non voglio rompere nessun fronte, all’ultima riunione ho posto una questione che è stata messa nero su bianco: evitiamo di andare in ordine sparso, ma la comunità scientifica deve pronunciarsi. Non abbiamo bisogno di lezioni nei talk show, ma di avere una presa di posizione ufficiale. Faccio un ultimo appello al premier su questo”.

Nel mirino, anche se fa il nome, è il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: “Non faccio nomi, dico che un rinvio di 15 giorni non vuol dire perdere il campionato. Il problema è che il risultato sarà che da lunedì avremo un sacco di classi in Dad, orari ridotti, ci trascineremo per una settimana e poi probabilmente si dovrà intervenire. Ci vuole una regia, ma qui i presupposti sono scarsi. E se le condizioni per aprire rimangono queste, senza ipocrisia: non siamo in grado di reggere. Lo dice anche il mondo della scuola, con l’appello di un terzo dei presidi. Mai visto prima. Avremo dal 20 al 30% del personale che non si presenterà all’appello perché quarantenati, malati o non vaccinati. Da noi sono 925, appena lo 0,9%, ma incidono anche loro. Una tempesta perfetta”. Quindi il pronostico su cosa succederà domani: “Assisteremo a una grande finta riapertura”.

E se il governatore siciliano Musumeci rinvierà la riapertura delle scuole di tre giorni per consentire una verifica di tutti gli aspetti organizzativi, dalla Puglia anche il collega Michele Emiliano chiede un ripensamento all’esecutivo. “Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il governo sul punto è stato irremovibile“, scrive su Facebook il governatore pugliese. “Il governo italiano, nonostante i rischi epidemiologici legati all’ancora basso livello vaccinale dei bambini da 5 a 11 anni, ha deciso di far riprendere le lezioni in presenza da lunedì 10 gennaio. Le vostre preoccupazioni sulla riapertura della scuola sono anche le mie e quelle dei presidenti delle Regioni italiane“.

Quanto a misure regionali sulla scia di quanto fatto da De Luca in Campania, Emiliano frena: “Non posso intervenire con un’ordinanza regionalespiega – perché lo scorso 6 agosto è stato emanato il Decreto legge 111, (poi convertito in Legge con modificazioni) che consente ai Presidenti delle Regioni di derogare alle disposizioni nazionali solo quando una regione si trova in ‘zona rossa’. La Puglia in questo momento – prosegue Emiliano – si trova in ‘zona bianca’, ha un tasso di incidenza dei contagi e delle ospedalizzazioni inferiore alla media nazionale e percentuali di vaccinazione sopra la media. Quindi non ci sono i presupposti giuridici“.

LA POSIZIONE DEI PRESIDI – Se per il ministro Bianchi “insistere con la scuola in presenza è anche una misura sanitaria importante, permettiamo a tutti di essere in una situazione controllata”, ben altri dubbi arrivano dai presidi.

Per il presidente dell’Anp Antonello Giannelli, “già in queste ore, il numero di studenti positivi, in alcune scuole, ha raggiunto l’ordine delle decine e addirittura centinaia e questo rende quasi impossibile attuare le procedure previste”.

Secondo il presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giannelli, interpellato dall’Ansa, “lunedì potrebbero essere assenti 100.000 dipendenti della scuola su un milione, tra docenti e personale Ata, ovvero un 10% del totale, per le più svariate questioni legate a Covid, quarantene, vaccini eccetera”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia