Nessun ripensamento da parte del Governo: le lezioni riprenderanno il 10 gennaio in presenza.

Lo ha ribadito il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi a margine delle celebrazioni dell’anniversario della nascita della bandiera Tricolore a Reggio Emilia. Rispondendo così all’appello, firmato da oltre 1500 presidi, che chiedono di posticipare di due settimane- con lezioni in Dad- il ritorno in aula, in modo da vaccinare tutti gli alunni. La decisione del Governo è stata confermata anche dal sottosegretario alla salute Andrea Costa: “Riprenderemo il 10 con le nuove regole che garantiranno maggiore sicurezza” ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera.

Bianchi: “Vaccinazioni la via da seguire”

Siamo molto attenti a voci che ci arrivano dal Paese, ma anche dalle tante voci che ci dicono che la scuola debba restare in presenza“, ha detto Bianchi. Il ministro ha parlato poi anche delle vaccinazioni, che rappresentano “la via da seguire”. 

Abbiamo dato 92 milioni al generale Figliuolo, di cui abbiamo la massima fiducia, perché possa fare tutti i test e siamo sempre intervenuti con il massimo di attenzione rispetto alle misure dell’altra sera“, ha proseguito. Secondo le nuove regole della scuola, infatti, approvate il 5 gennaio, sono previsti testing nelle scuole primarie con un positivo in classe. Nelle scuole secondarie subentra la distinzione tra vaccinati e non vaccinati. “Nel caso dei bambini più piccoli, quando si hanno due casi, ma solo in quella situazione specifica, si va in sospensione dell’attività in presenza e si va a distanza, mentre per i più grandi abbiamo preso una misura, che è quella europea, che dice che in presenza di un caso c’è la sorveglianza con la possibilità di fare tutte le verifiche. Ricordo – ha poi concluso ministro – che in termini di vaccinazioni siamo il paese più avanti in tutta Europa”. 

Costa: “Obiettivo del governo garantire scuola in presenza”

I presidi non ci stanno e prevedono frammentazione, interruzioni delle lezioni e anche una scarsa efficacia formativa. C’è anche chi sottolinea una discriminazione tra grandi e piccoli con il nuovo protocollo sulla scuola. Ma il sottosegretario Costa sottolinea che la scuola riprenderà il 10 gennaio in presenza e che “non si tratta di discriminazioni, ma di situazioni diverse dovute alle vaccinazioni. La campagna vaccinale per la fascia 12-19 anni è già iniziata da tempo. Oltre il 70 per cento è vaccinato. Con coerenza possiamo applicare regole diverse“. 

In altri Paesi con un numero anche più elevato di contagi non sono state applicate regole così stringenti: “Troppe volte col tempo abbiamo rilevato che era meglio non prendere esempi da altri. Non esiste un manuale anti-Covid. E a volte abbiamo fatto meglio noi. Il governo Draghi ha sempre scelto la gradualità e la cautela” evidenzia il sottosegretario Costa. Sul distanziamento e la qualità dell’aria, riconosce, si poteva fare di più: “Paghiamo scelte del passato che ci danno scuole non adeguate. Molti fondi del Pnrr saranno investiti sull’edilizia scolastica. Probabilmente si poteva. Ma è un po’ come per i trasporti“.

Giannelli: “Demonizzazione della Dad

Si preannuncia un weekend caldo sul tema scuola, con il Governo fermo sulle proprie posizioni e i presidi che continuano a parlare di una “situazione ingestibile”. Antonello Giannelli, presidente dell’Anp- Associazione Nazionale Presidi- è tornato questa mattina sull’argomento nel corso di un intervento a Radio Cusano Campus. 

Per quanto riguarda il rientro a scuola in presenza il 10 gennaio “il governo non si è consultato con noi. Abbiamo incontrato il ministro il 4 gennaio e in quell’occasione io ho ritenuto opportuno dirgli che sarebbe stato meglio rimandare di qualche settimana il rientro in presenza” ha spiegato. “In quelle due settimane si potrebbe alzare la percentuale di alunni vaccinati, si potrebbe organizzare la distribuzione di mascherine ffp2 e organizzare sul territorio una campagna di testing degna di questo nome.” Secondo Giannelli il nostro Ssn non è in grado di assicurare il tracciamento nei tempi previsti, considerando il numero dei contagi, lamentando una ‘demonizzazione della Dad’.

Se stiamo 2-3 settimane in Dad non succede nulla, c’è una demonizzazione della dad che è senza senso. Capisco– ha aggiunto- che il governo abbia la sola preoccupazione delle persone che per lavorare hanno bisogno di lasciare i figli a qualcuno. La scuola viene considerata solo un servizio sociale, tutto il resto è contorno e marginale. La scuola ha anche questa funzione, ma non può ridursi solo a questo“.

Le Regioni sulla scuola

Oggi sono tornati sui banchi di scuola gli studenti di alcuni istituti di 5 Regioni. La Sicilia ha fatto sapere che rispetterà la data del 10 gennaio secondo le disposizioni del Governo, ad eccezione, nel rispetto delle prerogative regionali, “delle ‘zone ad alta densità di contagi’ dichiarate con ordinanza del presidente della Regione, tenuto conto dell’andamento della pandemia, per le quali è prevista la facoltà di procedere con la didattica a distanza, previa ordinanza del sindaco e su conforme parere dell’autorità sanitaria”.

“Le norme vigenti, infatti, consentono alle Regioni di intervenire con decisioni autonome solo nel caso di ‘zona arancione’ o ‘zona rossa‘” si legge sulla nota della residenza siciliana. La Sicilia è in zona gialla e deve quindi applicare le norme nazionali; però il governatore Musumeci sottolinea come “assieme alle altre Regioni, tenuto conto dell’andamento esponenziale della curva epidemiologica, abbiamo evidenziato, tuttavia, perplessità in ordine alla possibilità di garantire l’assolvimento delle articolate procedure di testing e di monitoraggio sanitario nei tempi e con le modalità contenute nelle disposizioni del Consiglio dei ministri“. 

Anche Zaia, governatore del Veneto, ha sottolineato l’impossibilità di far fronte alla fase di testing: “Ai genitori diciamo già che non siamo in grado di far fronte a questa fase di testing – ha spiegato – tutte le regioni sono allo stremo e una giornata con 18 mila contagiati prevederebbe 18mila telefonate di contact tracing che, moltiplicate per almeno una decina di contatti stretti, significa 180mila persone da contattare in un giorno. Impossibile.”

Ha poi aggiunto: “Noi tifiamo tutti per la scuola in presenza, ma deve essere la comunità scientifica che certifichi, dati alla mano, la possibilità di aprire. Attendiamo che entro questa settimana ci dicano se dal 10 si potrà aprire la scuola o no” ha sottolineato. “È fondamentale che ci diano delle indicazioni precise. Si può aprire facendo autodiagnosi, facendo screening e utilizzando le mascherine, e previo parere positivo del comitato scientifico”. Il tema sarà al centro dell’incontro tra presidenti delle Regioni in programma alle 14 di oggi

Le nuove regole 

Secondo il nuovo decreto, approvato in Cdm il 5 gennaio 2022, nella scuola dell’infanzia, in presenza di un caso di positività, è prevista la sospensione dell’attività per 10 giorni.

Nelle scuole primarie (elementari), con 1 positivo si attiva la sorveglianza con il testing e l’attività in classe prosegue effettuando un test antigenico rapido o molecolare appena si viene a conoscenza del caso di positività; test che sarà ripetuto dopo cinque giorni. In presenza di due o più positivi va in Dad tutta la classe per dieci giorni.

Nelle scuole secondarie di I e II grado (scuole medie, licei, istituti tecnici),  1 positivo si attiva l’autosorveglianza e l’utilizzo delle mascherine ffp2.

Con 2 positivi va in Dad chi non è vaccinato, chi è guarito o non ha ricevuto la dose booster da più di 120 giorni. Tutti gli altri in regola con la vaccinazione restano in presenza utilizzando le mascherine ffp2 e attivando l’autosorveglianza.

Con 3 positivi tutta la classe va invece in Dad per 10 giorni. 

 

 

Roberta Davi

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