La politica ha aperto un varco alla magistratura
Scuola, in Campania l’unica opposizione di De Luca si chiama Tar

Una delle principali accuse che si muovono a Vincenzo De Luca è quella di decidere da solo. Cioè a prescindere dalla linea adottata da Governo, Partito democratico e alleati. Questo succede un po’ per l’indole del presidente campano e un po’ per il suo gigantismo politico al quale corrisponde l’inconsistenza della minoranza in Consiglio regionale. Ma se è vero che il modo di agire del governatore è “meteoritico”, come l’ex ministro Clemente Mastella l’ha definito in tempi non sospetti, e che la voce del centrodestra del Movimento 5 Stelle campani è sempre più flebile, è altrettanto vero che un’opposizione forte a De Luca c’è. È quella formata da ristoratori, commercianti e genitori no-Dad, contrari alle norme anti-Covid varate da Palazzo Santa Lucia. A questa “opposizione extraparlamentare” – per usare un’espressione che richiama altri momenti bui della storia italiana – se n’è aggiunta una più forte e strutturata: la magistratura.
Proprio così. Mercoledì scorso il Tar della Campania ha ordinato il rientro in aula per gli studenti delle quarte e quinte elementari e delle medie. Ieri è arrivata una seconda pronuncia, con la quale i giudici amministrativi hanno stabilito che le scuole superiori dovranno riaprire “in modalità integrata” entro il primo febbraio. L’intenzione di De Luca era invece quella di «scavallare il mese di gennaio», come ha precisato nel consueto videomessaggio del venerdì, in modo tale da analizzare l’evoluzione del contagio a circa un mese da Natale e Capodanno e, sulla base di questa valutazione, decidere se riaprire le scuole o meno. «Fondamentalmente abbiamo raggiunto l’obiettivo», ha sottolineato il governatore. Non è così, visto che il Tar ha in un caso anticipato e nell’altro fissato un termine entro il quale agli studenti dovrà essere data la possibilità di tornare in aula.
Due sono le riflessioni che ne conseguono. La prima: finora il Tar è stato l’unico a contestare nel merito la linea della Regione chiarendo come i ragazzi campani siano stati tenuti lontano dai banchi sulla base di provvedimenti sproporzionati e troppo lunghi. La seconda: è giusto che sia il Tar a decidere se gli studenti possono tornare in classe? A prescindere dal giudizio sui provvedimenti adottati da De Luca – e il Riformista ha contestato il ricorso alla didattica a distanza – è normale che la magistratura si sostituisca alla politica e anche alla scienza nel momento in cui si tratta di decidere? Perché questo è avvenuto: i giudici hanno “espulso” dalla decisione tanto i soggetti legittimati dal consenso popolare (De Luca) quanto quelli legittimati dalle competenze (cioè il Comitato tecnico-scientifico che aveva dato l’ok al rientro degli studenti in aula).
Ovviamente tutto ciò non è normale ed è dovuto al modo confuso con cui l’Italia sta affrontando la pandemia. Sarebbe stato opportuno, magari, che il Governo si sostituisse agli enti territoriali e locali come l’articolo 120 della Costituzione prevede per i casi di grave pericolo per la sicurezza pubblica. Invece si è scelto di perseguire la strada dei dpcm (la cui legittimità è tutta da vedere) ai quali si sono sommati e sovrapposti i provvedimenti di governatori e sindaci. Così la politica ha aperto un varco alla magistratura consentendole di intervenire in modo dirompente nella gestione della pandemia: anche su questo Governo e Regioni dovrebbero riflettere.
© Riproduzione riservata