Dietrofront dal governo Conte sul rientro in classe (al 50%) degli studenti di scuola superiore. È questa la decisione arrivata dopo il tesissimo Consiglio dei ministri terminato nella notte e che ha visto un clima di scontro tra le diverse anime della maggioranza, all’insegna della ‘strana alleanza’ tra Italia Viva da una parte e il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina dall’altra.
Dopo una lunga mediazione si è arrivato all’accordo: gli studenti delle scuole superiori non torneranno in classe il 7 gennaio, neppure al 50 per cento, con il rinvio deciso all’11 gennaio, mentre viene confermata l’apertura alla didattica in presenza per elementari e medie il 7 gennaio.
LO SCONTRO POLITICO – Il dibattito nel Cdm, tesissimo, ha visto da una parte il ministro della Cultura e capodelegazione Pd Dario Franceschini, che si è fatto portavoce della richiesta di rinviare al 15 gennaio la ripresa dell’attività in presenza per le scuole superiori, dall’altra le ministre di Italia Viva Elena Bonetti e Teresa Bellanova. Una posizione simile a quella della ministra Azzolina, che nel pomeriggio aveva lanciato il uso ‘anatema’ nei confronti delle Regioni, come Veneto e Friuli Venezia Giulia, che avevano firmato l’ordinanza per rinviare l’ingresso degli studenti delle superiori in classe al 31 gennaio.
LA MEDIAZIONE – Alla fine a mediare tra due punti di vista all’apparenza inconciliabili sono stati i ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Francesco Boccia, con il compromesso dell’11 gennaio.