Il caso
“Se Ferri fu complice di Franco, perché il giudice non fu mai punito?”, la puntualizzazione di Panella al Csm
Perché il giudice della Cassazione Amedeo Franco non venne mai sottoposto a procedimento disciplinare da parte del Consiglio superiore della magistratura? Anzi, nel 2015 lo stesso Csm lo aveva anche promosso presidente di sezione a piazza Cavour. È quanto chiede la difesa di Cosimo Ferri, deputato di Italia viva e accusato dalla Procura generale della Cassazione di “grave scorrettezza” nei confronti dei colleghi per aver accompagnato presso la residenza di Silvio Berlusconi il giudice Franco, relatore della sentenza che il primo agosto del 2013 aveva rigettato il ricorso proposto contro la sentenza di condanna a quattro anni di reclusione emessa dalla Corte d’appello di Milano nel processo su diritti Tv-Mediaset.
Sentenza che aveva comportato, per effetto della legge Severino, la decadenza di Berlusconi da parlamentare. I fatti risalgono ad un periodo compreso fra la fine del 2013 e i primi mesi del 2014. L’incontro fra Berlusconi e Franco era stato successivamente rivelato nell’estate del 2020, dopo la pubblicazione di alcuni audio registrati dallo staff dell’ex premier all’insaputa del giudice e poi depositati nel ricorso alla Cedu avverso tale sentenza. A seguito della pubblicazione degli audio in cui Franco manifestava tutto il suo disappunto, parlando di “un plotone d’esecuzione”, era stato aperto nel 2020 un procedimento da parte della procura di Roma. Il fascicolo era poi stato trasmesso alla procura generale della Cassazione l’anno successivo per valutare la posizione del solo Ferri, essendo Franco nel frattempo deceduto l’anno prima.
Per la difesa di Ferri, rappresentata dall’avvocato romano Luigi Antonio Panella, l’atteggiamento critico di Franco nei confronti della decisione della condanna di Berlusconi era noto da anni. Già nel libro di Bruno Vespa Sole, zucchero e caffè, pubblicato nel 2013, veniva evidenziato che Berlusconi considerava quella sentenza un “assassinio giudiziario”, “un tranquillo colpo di Stato”, nel quale “il relatore, unico componente imparziale del collegio, non condivideva né la sentenza né le motivazioni”. L’anno successivo, durante la trasmissione Porta a Porta, sempre Berlusconi, sottolineava che “la Cedu avrebbe annullato tale sentenza, costruita con precise regie”.
La posizione di Franco, che aveva parlato con diverse persone prima di chiedere a Ferri un appuntamento con Berlusconi, era allora nota ma mai nessuno aveva pensato di aprirgli un procedimento disciplinare. Nel 2016, nel ricorso alla Cedu, i legali di Berlusconi avevano sottolineato i “pregiudizi” del presidente del collegio Antonio Esposito, e di un “forte turbamento personale di Franco in totale disaccordo con la condanna, profondamente amareggiato a livello professionale per essersi lasciato indurre a condividere un palese errore giudiziario”.
«Risulta singolare che ora, a distanza di sei anni dal 2016 e nove dai fatti si ipotizzi una grave scorrettezza a carico di Ferri per aver asseritamente consentito e avallato un comportamento scorretto di Franco che nessuno ha mai contestato a quest’ultimo fino a che è stato in vita», ha puntualizzato questa settimana Panella al Csm. E a proposito degli audio, Panella ha anche prodotto una consulenza tecnica che dimostrerebbe alcune ‘manomissioni’, rendendoli di fatto inutilizzabili. Prossima udienza il 18 ottobre con la testimonianza di Ferri.
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