Così, anche la tragedia di Calenzano diventa “strage”. Ormai il trend semantico è consolidato. Ogni incidente è strage. Ogni azione di guerra genocidio. Il decreto sicurezza è fascismo. Un “buuu” dagli spalti è razzismo. La battuta del collega è molestia. Lo scippo emergenza-periferie, il delitto di un nero emergenza-immigrazione. Se uno dice che i bambini nascono da un uomo e da una donna è un persecutore delle minoranze. E poiché ci siamo, la pioggia è bufera, il temporale nubifragio, il solleone un attentato agli anziani. Il grande Vasco ci perdonerà: la vita è tutto un equilibrio sopra la follia delle parole.

I dati direbbero cose opposte. Ad esempio l’Inail rileva un calo del 14% delle denunce di incidenti sul lavoro dal 2020 al 2022. E se si fa un confronto con gli anni ’70, risalta un meno 67% delle morti sul lavoro. Lo stesso vale per le cifre Istat su violenza e omicidi, mentre sugli stupri l’aumento delle denunce riflette una conquista di civiltà come la nuova consapevolezza dei diritti delle donne.

Inutile dire che ogni singola morte sul lavoro, ogni omicidio e ogni violenza sessuale meritano attenzione e indignazione. Ma nell’epoca centrata sull’algoritmo spicca il paradosso di ignorare i dati reali per la ricerca della parola dilatata ed estrema, quella capace di evocare l’irrazionale. Come per l’abuso di antibiotici, il risultato è l’assuefazione. Se tutto è strage o razzismo o violenza, nulla lo è davvero. Secondo effetto collaterale, la continua offesa a chi è davvero vittima di certi crimini. La persona abusata, non quella che chiacchiera con un innocuo Giambruno in uno studio tv. Le donne afghane o iraniane, non le pasionarie occidentali del patriarcato che non c’è. I cittadini liberi siriani o coreani del Nord, non i raccoglitori seriali di firme per la democrazia. Chi subisce l’apartheid, non Mario Balotelli che si becca i fischi di qualche scemo della domenica.

L’allarmismo come regola è moneta inflazionata, che toglie spessore alle emozioni e rende flaccido il nostro potere di reagire alle ingiustizie. In più, alimenta la sindrome della congiura e i correlati eroi della resistenza ai poteri globalisti occulti. Nel mondo perfetto dell’uno vale uno non esiste più il caso. Ogni evento risponde a responsabilità e trame oscure, e il destino è solo l’alibi di qualche casta che briga contro le ignare moltitudini. Così, durante il Covid si consolidò lo spettro di Big Pharma protetto dall’OMS e ammanicato a Bill Gates e Soros. Per miracolo, questo team planetario planava sul mite ministro Roberto Speranza per farci inoculare microchip al fine di controllare-decimare la popolazione.

Già, perché nei tempi dell’iperbole come linguaggio e pensiero unico, robe come queste non fanno ridere. Esaltano le anime semplici. Un tempo erano solo allenatori della nazionale. Oggi piombano su Facebook, citano qualche sito sconosciuto (ma solo perché “loro” lo tengono nascosto) e si sentono d’incanto i premi Nobel che meritavano di essere. Se solo non fosse successo che… maledetto mainstream!