Il Senegal è sempre stato uno dei paesi più importanti dell’Africa occidentale, un baluardo di stabilità e un’autentica roccaforte francese. Oggi il paese affacciato sull’Oceano Atlantico si trova in una situazione politica e sociale molto pericolosa con equilibri fragili ed un futuro incerto. Tutto è iniziato con la possibile terza candidatura alle presidenziali di Macky Sall, attuale presidente del Senegal e uomo rispettato a livello internazionale tanto da essere insieme al presidente sudafricano il capofila delle delegazione africana alla ricerca di una road map di pace nella guerra in Ucraina.

La costituzione senegalese non prevede un terzo mandato, ma giocando sulla durata degli anni alla presidenza, lo staff di Macky Sall potrebbe aver trovato un modo per riproporre la propria candidatura. Questo ha scatenato delle violentissime proteste di piazza orchestrate dal partito di opposizione Pastef (Partito dei Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità) che ha visto anche l’arresto del suo leader Ousmane Sonko, un controverso personaggio della politica senegalese.

La marcia di protesta era partita dalla regione meridionale della Casamance, un’area ribelle che da anni vede un guerra a bassa intensità da parte di un movimento secessionista, di cui Sonko è originario, ma non è mai arrivata nella capitale Dakar. Dopo l’arresto con l’accusa di stupro ai danni di una massaggiatrice di un centro estetico, Ousmane Sonko è stato prosciolto da questa imputazione, condannato a due anni di carcere per istigazione alla depravazione, cosa ritenuta reato nello stato africano, ma sufficiente per impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali.

A questa notizia i sostenitori del Pastef hanno attaccato edifici pubblici e centri commerciali ed il bilancio di questi scontri vede 16 morti e centinaia di feriti, La polizia ha reagito con forza eseguendo alcune centinaia di arresti e oscurando internet, radio e tv per evitare che i manifestanti potessero coordinarsi. Ousmane Sonko si trova ancora agli arresti domiciliari e la violenza sembra essersi fermata, ma il paese resta in fibrillazione. Il partito dei patrioti ha un seguito importante fra i giovani e nelle fasce più povere della società e sbandiera un forte sentimento anti-francese ed anti-occidentale.

Il suo leader si è anche avvicinato all’Islam più ortodosso arrivando a parlare di una reintroduzione della pena di morte e di criminalizzare l’omosessualità, tutto per guadagnare consensi nelle campagne. Il Senegal, oltre ad ospitare la più grande comunità francese dell’Africa occidentale, è sempre stato uno stato molto legato a Parigi che qui ha molti interessi sia economici che militari. Il presidente Macky Sall dopo alcuni colloqui internazionali si è detto pronto ad incontrare i manifestanti, ma potrebbe essere già troppo tardi.

Proprio ieri l’attuale presidente senegalese ha deciso di non partecipare alle elezioni del 2024 per evitare tensioni sociali, aumentando così le probabilità di vittoria di Ousmane Sonko. Se trionferà il grande oppositore con il suo programma anti-francese potrebbe essere l’ennesimo colpo al morente dominio della Francafrique e aprirebbe la strada ai cosiddetti emerging powers, soprattutto alla Cina che a Dakar ha già costruito uno stadio e due ospedali. Un gioco geopolitico sempre più pericoloso per l’occidente.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi