Nuovo giorno di protesta in Senegal dopo il rinvio delle elezioni, previste il 25 febbraio, al 15 dicembre. I giorni scorsi sono stati particolarmente difficili a Dakar e le opposizioni hanno duramente contestato la decisione del presidente Macky Sall, accusandolo di un colpo di stato costituzionale.  Gli scontri hanno già provocato tre morti e molte centinaia di feriti e non accennano a fermarsi. Le forze dell’ordine hanno reagito duramente alle manifestazioni nella strade di tante città senegalesi, soprattutto nella regione meridionale della Casamance luogo del quale è originario il leader dell’opposizione attualmente in carcere Ousmane Sonko. Il presidente Macky Sall ha addotto alcune giustificazioni inerenti la composizione delle liste elettorale per questo lungo rinvio, ma tutta l’opposizione lo accusa di voler prolungare il suo mandato che dovrebbe terminare ad aprile.

Il Dipartimento di Stato americano per bocca del suo ambasciatore a Dakar ha chiesto al presidente senegalese di rispettare la data elettorale per evitare che il paese scivoli verso la guerra civile, così come l’Unione Europea che sta seguendo con estrema attenzione ciò che accade in Senegal. Con due dei principali leader tuttora in carcere il dialogo fra maggioranza ed opposizione appare molto faticoso, ma questa volta Macky Sall, ex Presidente dell’Unione Africana, sembra aver perso gli appoggi internazionali.

Il Senegal è sempre stato un bastione di stabilità e non ha mai subito un colpo di stato, una vera rarità in Africa occidentale. La colpa di questa situazione ricade totalmente sull’attuale presidente che non potendo ricandidarsi per un terzo mandato, voleva fare in modo di continuare a dominare il paese utilizzando il suo primo ministro Amadou Ba, candidato alle presidenziali. Ma nonostante il principale oppositore Sonko fosse stato escluso dalla corsa elettorale, anche il suo vice sembrava poter prevalere sul debole candidato governativo. Così per evitare che il clan Sall fosse escluso dal potere ha forzato la situazione rinviando di dieci mesi le elezioni, con l’idea di trovare in questo lasso di tempo un candidato che potesse vincere le elezioni.

Senza però comprendere la pancia del paese, stanco di questi giochi di potere della casta politica senegalese. Se il presidente Macky Sall non cambierà idea riprogrammando al più presto la tornata elettorale, il paese scivolerà nella violenza e nel caos destabilizzando l’intera area. Non sarebbe sorprendente se in una situazione del genere i militari intervenissero direttamente nella politica senegalese organizzando un colpo di stato come negli stati vicini di Mali, Burkina Faso, Niger e Guinea. A Dakar ci sono due basi francesi con circa 400 soldati che addestrano le truppe senegalesi, ma è un deterrente che non ha mai fermato i golpe che hanno sconvolto il continente africano in questi ultimi travagliati tre anni.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi