Lo scontro tra toghe e avvocati
Sentenza preconfezionata, il giudice relatore si astiene ma restano polemiche e sospetti
C’è un’altra novità sul caso della bozza di sentenza segnalato, alcuni giorni fa, nel corso dell’udienza di un processo in Corte di appello a Napoli. Il giudice relatore, che aveva confermato la paternità dello scritto spiegando che si trattava di semplici appunti e non di una sentenza preconfenzionata, ha deciso di astenersi. Il che vuol dire che non farà parte della terna giudicante che sovrintenderà il processo finito al centro di un caso che da giorni desta grande clamore tra gli avvocati napoletani. Con questa decisione si spera di smorzare i toni e allontanare le polemiche.
Da parte dei magistrati la scelta di astensione fatta dal giudice relatore è apprezzata perché, pur sostenendo che si trattava di appunti personali e non di una decisione assunta prima del tempo, è un’iniziativa che va nella direzione di non lasciare spazio a dubbi sulla imparzialità dei giudici. Intanto gli avvocati prendono ancora tempo per valutare se e quali iniziative adottare. Dopo la riunione di mercoledì, ieri i presidenti delle Camere penali del distretto di Napoli (Napoli, Benevento, Nola, Irpinia, Napoli nord, Santa Maria Capua Vetere, Torre Annunziata) si sono riuniti nuovamente per discutere del caso. C’è stata anche una riunione della giunta del Consiglio dell’Ordine degli avvocati napoletani. È chiaro che la questione è estremamente delicata.
Ruota attorno a quanto accaduto il 19 maggio scorso, quando l’avvocato Gerardo Rocco di Torrepadula, che assisteva per la prima volta un imprenditore accusato di aver riprodotto cover di cellulari falsificando note griffe, chiese al cancelliere di prendere visione del fascicolo processuale. L’udienza non era ancora iniziata, e la Corte (la quarta sezione della Corte di Appello) era in camera di consiglio per deliberare su un processo celebrato poco prima. Sulla copertina del fascicolo l’avvocato Rocco di Torrepadula ha raccontato di aver notato un foglio senza firme ma con sigillo e intestazione tale da apparire come una sentenza già scritta nei confronti del suo assistito, di qui il caso sollevato prima davanti agli stessi giudici (per i quali si è trattato di un semplice appunto che non aveva valore di sentenza) e poi informando la Camera penale affinché ci fosse una reazione dell’avvocatura.
Inevitabile il clamore sollevato da questa vicenda. Gli avvocati si sono indignati ritenendo che l’episodio sia grave e tale da portare all’astensione. I vertici delle Camere penali del distretto hanno incontrato mercoledì il presidente della Corte d’appello Giuseppe De Carolis di Prossedi e i rappresentanti dell’Anm di Napoli. E ieri c’è stata un’altra riunione fiume tra i rappresentanti dei penalisti del distretto per meditare su una eventuale iniziativa. Intanto il processo, che era stato rinviato in attesa di una decisione sulla domanda di ricusazione presentata dall’avvocato Rocco di Torrepadula, proseguirà dinanzi a una diversa composizione del collegio visto che il giudice relatore ha deciso ieri di astenersi. Basterà questa scelta per appianare le tensioni?
© Riproduzione riservata