La sentenza “già scritta” in Corte d’appello
Sentenza preconfezionata, l’Anm: “Scuse solo all’avvocato…”
A più di una settimana dal caso della bozza di sentenza segnalata dall’avvocato Gerardo Rocco di Torrepadula durante un’udienza in Corte di Appello a Napoli non si placano le polemiche. La frattura in seno all’avvocatura resta e dal presidente dell’Anm di Napoli arriva il chiarimento sulla missiva indirizzata ai presidenti delle Camere penali del distretto: «Ci tenevo a riconoscere la buona fede dell’avvocato Rocco di Torrepadula – spiega il presidente della giunta distrettuale del sindacato dei magistrati Marcello De Chiara – Per il resto il mio interesse è di non acuire questo scontro. Resta fermo, tuttavia, ciò che ho detto sia nella missiva che in altre occasioni: non si trattava di una sentenza perché non era firmata e non è dimostrato che l’intenzione della collega fosse di depositare quei fogli che erano una bozza come quelle che i magistrati predispongono in preparazione della camera di consiglio».
Dunque, per i magistrati i fogli che erano nel fascicolo processuale restano appunti, non una sentenza scritta prima ancora di celebrare l’udienza. Tra gli avvocati l’episodio continua a essere argomento di accesa discussione. Una parte dei penalisti si schiera con le Camere penali di Napoli Nord, Torre Annunziata, Nola, Irpina, Bevenento, Santa Maria Capua Vetere che hanno deliberato un giorno di astensione per il 16 giugno e un’assemblea pubblica per discutere della giurisdizione in appello. Scelta condivisa anche dall’Unione Camere Penali Italiane che ha fatto sapere di voler essere presente alla manifestazione del 16 giugno, ricordando come al giudizio di appello e alle criticità a esso collegate proprio l’Ucpi italiane stia dedicando grande attenzione: i penalisti stanno conducendo una battaglia affinché il secondo grado di giudizio non sia limitato o svilito «e questo – chiarisce l’Ucpi – soprattutto nella prospettiva della preannunciata riforma delle impugnazioni». Un tema generale, dunque, che si staglia sullo sfondo del caso che a Napoli spacca i penalisti.
È chiaro che di mezzo ci sono valutazioni di politica forense, sul ruolo dell’avvocatura e sulla crisi che attraversa il sistema giustizia e i suoi protagonisti, magistratura e avvocatura incluse. «Non siamo passacarte, il nostro ruolo va rispettato», dicono i penalisti radicati invece sulle posizioni più dure nel confronto con la magistratura: molti di loro avrebbero preferito una presa di posizione severa, giorni o settimane di sciopero e che pertanto non si sentono rappresentati dalla Camera penale di Napoli nella sua scelta di non proclamare astensione accontentandosi delle parole con cui il presidente dell’Anm ha sì riconosciuto la buona fede dell’avvocato Rocco di Torrepadula, ma non ha arretrato sul fatto che i fogli fossero appunti e non una bozza di sentenza. Infine ci sono i penalisti d’accordo con la linea adottata dalla Camera penale napoletana che, più orientata a un’impostazione di dialogo con la magistratura anche in questa circostanza, ha optato per non proclamare astensione e per il momento dichiarare chiusa qui la faccenda.
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