I blitz talvolta sono obbligatori. Sono una necessità impellente, un atto imprescindibile: per salvare vite in ostaggio, ad esempio. Traslando nell’iter istituzionale: per portare in salvo la vita di una riforma importante, tenuta in ostaggio dai «lacci e lacciuli» di poteri occulti, bisogna fare un blitz. Quello che il ministro Carlo Nordio sta tentando di fare per andare a dama, portando in approvazione nel Consiglio dei ministri di oggi una riforma coraggiosa della giustizia, è un blitz garantista. Il tentativo – audace, dato il contesto – di applicare i dettami costituzionali in un paese in cui lo stato di diritto è stato sottomesso dallo status degli esercenti il diritto. Per questo, a sirene spente e fari bassi, protetti da un insolito velo di riservatezza (anzi: di segretezza) le auto del ministro della Giustizia, Carlo Nordio e quella del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, hanno imboccato con un filo di gas l’ingresso laterale del palazzo del Quirinale, nel tardo pomeriggio di ieri.

La riforma

Al termine, nessuna dichiarazione ma un appunto informale dell’ufficio stampa del Colle: «Per noi incontro riservato, non seguiranno comunicazioni». Una non-nota, un sigillo sulla pratica uscita da via Arenula che indica, in controluce, quale sia il peso reale del dossier giustizia. Stavolta si fa sul serio. Ed è probabile che la riforma possa approdare in Cdm già oggi, divisa in due parti: la separazione delle carriere e la riforma del Csm, con l’istituzione di un’Alta corte. Aspettare troppo – Giorgia Meloni lo sa, Guido Crosetto lo ha fatto capire – potrebbe essere esiziale. Se la velocità dell’iter di approvazione della riforma rallentasse, ci insegna la storia recente, si aprirebbero chissà quali e quante nuove indagini, nuovi filoni. Perfino arresti, perché no?

Mentre scriviamo, un esponente della maggioranza che sostiene questa riforma si trova in stato di arresto al proprio domicilio senza che ne ricorrano – è il parere unanime della comunità giuridica – i presupposti di necessità ed urgenza. Lo stesso Carlo Nordio ha anticipato le sue intenzioni: «I tempi sono quelli che già sapete: nel prossimo Consiglio dei ministri o, se dovessero esserci dei ritardi di ordine imprevisto, in quello successivo del 3 giugno».

La risposta

In particolare, ha spiegato Nordio, «andranno il disegno di legge sulla separazione delle carriere, la riforma del Csm e quello che ne segue e un disegno di legge costituzionale che obbedisce al mandato che ci hanno dato gli elettori e che ovviamente manterrà l’assoluta indipendenza e autonomia del pubblico ministero rispetto a tutti gli altri poteri e non comporterà minimamente una qualsiasi forma di contatto tra Pm e potere esecutivo ma che onora la memoria di un grande eroe della resistenza come Giuliano Vassalli che aveva voluto un codice accusatorio modellato sul sistema anglosassone e onora anche la memoria di Giovanni Falcone che era assolutamente favorevole alla separazione delle carriere». Riguardo alle indiscrezioni su un possibile incontro al Quirinale, proprio sulla riforma, Nordio si è limitato a rispondere: «Penso sia necessario il riserbo anche perché colloqui di questi livelli sono sempre suscettibili di modifiche» e per «rispetto verso le istituzioni preferisco non pronunciarmi».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.