Il passo avanti c’è stato. Piano, a parlare di aver fatto la storia. Per ora si tratta di seguire la geografia: del percorso che il ddl giustizia dovrà fare a Montecitorio e a Palazzo Madama, di come verrà letto a Palazzo dei Marescialli e come il Colle seguirà, a giusta distanza, l’iter. Ma intanto un fatto c’è. Ci sono – anzi – tre fatti. La separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Due Csm, con componenti scelti solo per sorteggio. E l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare.

Al di fuori della retorica, queste le novità previste dalla riforma della Giustizia messa a punto dal Guardasigilli Carlo Nordio e approvata ieri dal Consiglio dei ministri. La premier Giorgia Meloni ha parlato di una «riforma giusta, necessaria e storica», mentre l’Associazione nazionale magistrati ha espresso preoccupazione. La replica di Nordio: «Le critiche sono il sale della democrazia. Accettiamo contributi e suggerimenti», ma «anche loro devono accettare che la volontà popolare è sacra».
Il ddl costituzionale andrà ora in Parlamento. Il sottosegretario Alfredo Mantovano è fiducioso: «Se vi sarà un confronto nel merito in Parlamento, su un testo che non è blindato, non è così certo che si arrivi al referendum».

L’Anm annuncia burrasca

La reazione dell’Associazione nazionale dei magistrati non si è fatta attendere, e dai primi toni preannuncia burrasca. «Un comitato direttivo centrale, convocato d’urgenza per il 15 giugno per assumere altre iniziative», è quanto detta una scarna nota delle toghe, riunite già ieri pomeriggio per discutere della riforma della Giustizia approvata dal Cdm. Il Comitato sarà aperto anche alle altre magistrature, viene fatto sapere. Non un monolite, quello che cercherà la sua forza in Parlamento, scongiurando le forche caudine di un referendum di cui si conosce non l’esito ma la china. Da tempo ormai in Italia il quorum non lo raggiunge più nessuno. Per modularsi al meglio e proporsi al voto delle Camere la triplice riforma potrebbe aver subito nelle ore precedenti il suo varo una modifica. Sarebbe stato messo a punto da ultimo il meccanismo che vedrà la componente laica del Csm interamente nominata con un sorteggio, così come avverrebbe per i magistrati secondo quanto già previsto dalla nuova riforma.

La gioia di Nordio

Il titolare di via Arenula, Carlo Nordio, si intesta con orgoglio il traguardo del ddl. «Questo disegno di legge sulla separazione delle carriere è un provvedimento epocale», si lascia andare il Guardasigilli in conferenza stampa. «La separazione delle carriere faceva parte del programma elettorale ed è tesi che tratto da 25 anni e attua un principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, eroe della resistenza anche lui favorevole alla separazione che non è riuscito ad attuare, ovvero sulla differenza sostanziale tra pm e i magistrati giudicanti», ha spiegato. «Essendo una riforma impegnativa, abbiamo lavorato fino all’ultimo con le forze politiche di maggioranza», ha reso noto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Ottimista – come dicevamo – sul percorso parlamentare in discesa: alla maggioranza di centrodestra potrebbero arrivare il soccorso centrista. Raggiante, Giorgia Meloni ha messo lo svolazzo sotto alla firma del provvedimento: «In molti – ha detto la premier – hanno detto e scritto in questi mesi che non avremmo mai avuto il coraggio di presentare questa riforma, attesa da decenni: evidentemente ancora non conoscono la nostra determinazione. Quando è giusto fare qualcosa nell’interesse dell’Italia e degli italiani noi semplicemente la facciamo. Ma certo varare questa riforma, dopo 30 anni che se ne parla, è un risultato epocale». Si vedrà.

Il fronte garantista scettico

Il fronte garantista vuol vedere le carte. Da Azione, Enrico Costa apre: «Valuteremo con attenzione il testo del governo. Se sarà in linea la nostra proposta voteremo a favore. Se fosse annacquato o indebolito, proveremo a correggerlo. Ci sono due paletti non aggirabili per una seria separazione delle carriere: concorsi separati per giudici e pm, due Csm (non due sezioni di un unico Csm). Senza questi punti essenziali – conclude Costa – non è una vera separazione delle carriere». E per Italia Viva, Raffaella Paita: «Da quando questo governo si è insediato abbiamo assistito a tanti annunci e zero fatti, col ministro Nordio ostaggio di una maggioranza dalle idee confuse e spesso giustizialiste. Speriamo dunque di non trovarci nuovamente di fronte all’ennesimo proclama cui poi non seguono i fatti. Per quanto ci riguarda siamo pronti a dare il nostro contributo per quei provvedimenti che siano davvero garantisti». Più scettico il senatore Davide Faraone: «Di epocale c’è solo la presa in giro. Una riforma costituzionale a metà legislatura non completerà mai il suo iter». A dieci giorni dalle elezioni, sembra che l’esecutivo corra per portare nelle urne un qualche risultato spendibile. E a proposito di separazione delle carriere, forse bisognerebbe distinguere quella delle istituzioni e delle influencer.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.