Andiamo avanti col pubblico. È stata la prima scelta della Regione quando a metà marzo i contagiati dal Coronavirus riempivano le terapie intensive. Con la visione ospedalicentrica le cliniche convenzionate erano finite nel dimenticatoio, nonostante le proposte di collaborazione partite dall’Aiop (Associazione italiana dell’ospedalità privata). “In quel periodo, anzi da febbraio, ho cominciato a scrivere alla Regione ogni due giorni per proporre l’aiuto delle nostre strutture – conferma il presidente Sergio Crispino – comunicandolo anche al prefetto. L’epidemia andava avanti con violenza, i nostri sessanta associati aspettavano una convocazione dall’unità di crisi”. In quei giorni nel Loreto Mare, trasformato in centro-Covid, i posti letto erano tutti occupati: la Regione si rese conto che la “distrazione” sulle proposte delle cliniche convenzionate poteva rivelarsi un passo falso.

“Le strutture degli associati – ricorda Crispino – ci permettono di disporre di circa 5mila posti letto in Campania, confermammo la proposta di collaborazione per circa tremila posti letto”. Arrivò la convocazione che si concluse dopo giorni di acceso confronto. “Ospedali e ambulatori venivano sistematicamente evitati dai cittadini che avevano paura di contagiarsi. Io e gli altri rappresentanti di cliniche convenzionate – spiega Franco Ciccarelli, titolare di Villa dei Fiori di Acerra – temevamo che questo terribile Coronavirus scatenasse il finimondo, volevamo evitare di chiudere le strutture mettendo i dipendenti in cassa integrazione come hanno fatto durante la pandemia i centri di riabilitazione”. L’Aiop confermò la proposta di 3mila posti per pazienti di medicina e chirurgia: così gli ospedali possono liberare letti da destinare ai contagiati dal Covid.

La trattativa durò alcuni giorni perché il copione fu modificato dalla Regione in corso d’opera. “Ci hanno cambiato la scena, l’unità di crisi – avvertì Crispino – vuole che ci occupiamo anche di pazienti Covid”. Computer accesi, collegamenti in streaming con gli associati per arrivare alla firma di un accordo che scadrà a fine maggio. “Durante la trattativa ci fu proposto – ricorda Franco Ciccarelli, past president dell’Aiop e componente del direttivo regionale – che nel caso avessimo assistito pazienti Covid ci sarebbero stati assegnati pazienti ‘leggeri’, ossia in via di guarigione.

All’interno delle nostre cliniche solo Villa dei Fiori e la Pineta Grande di Castel Volturno hanno posti di terapia intensiva in cui assistere i pazienti più gravi. Ci sono stati proposti dalla Regione incentivi che, per l’assistenza a pazienti Covid, oscillano tra i 700 e i 1200 euro al giorno”, ricorda ancora Ciccarelli. Poca roba rispetto all’impegno di corrispondere circa il 90 per cento del rimborso trimestrale (marzo-maggio) spettante alle case di cura. De Luca e la giunta hanno anche programmato il conguaglio. Ma a quanto sembra per il 2022, fra due anni. Tempi lunghi e costi a carico dei cittadini sui quali sarebbe già attiva la Corte dei Conti.

Per giugno è previsto il via libera per gli spostamenti in altre Regioni e per superare lo stress da quarantena prepariamoci per l’estate, anche se l’incubo di una puntata autunnale del Coronavirus è forte. Proprio per questo Regione e unità di crisi devono riflettere sulle “distrazioni” del passato e sulla teoria ospedalicentrica: in caso di secondo attacco da Covid serve la collaborazione di farmacisti, degli ordini dei medici, dei biologi e dei virologi, l’aiuto del convenzionato sanitario, si deve organizzare bene il 118, ma – da oggi e non da domani – con Usca, poliambulatori e distretti il Territorio deve correre. Con cadenza da bersagliere.