Dal Congresso Pd al caso Cospito
“Serve un Pd forte contro questa destra arrogante che odia i deboli”, parla Debora Serracchiani
Dal Congresso Pd al “caso Delmastro” e alle polemiche scatenate dalla destra per l’incontro in carcere con Alfredo Cospito. Nell’intervista a Il Riformista, Debora Serracchiani, capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati, affronta le questioni più calde nel dibattito politico.
Siamo all’ultimo miglio della fase congressuale. Non c’è il rischio che tutto si riduca al posizionamento dei maggiorenti dem su questo o quel candidato alle primarie per la segreteria? Il vecchio che affonda il nuovo.
A me pare che la discussione che stiamo facendo non possa ridursi a questa fotografia. Vedo tantissime persone, iscritti, simpatizzanti, militanti, amministratori, dirigenti locali e nazionali, parlamentari impegnati in un confronto serio e franco, come è giusto e indispensabile che accada dopo una sconfitta così severa che non poteva non richiamarci ad un profondo ripensamento, a quello che io chiamo “un nuovo inizio”. Credo sarebbe stato meglio non destinare ben cinque mesi a questo confronto sia perché sono avvenute e stanno avvenendo cose importanti nel nostro Paese sia, inoltre, perché credo che non è con l’elezione del nuovo segretario che cala il sipario sulla ricerca delle risposte che i democratici devono dare ad una società che è insieme in profondo cambiamento e attraversata da diseguaglianze e iniquità che vengono da lontano. L’importante, secondo me, è recuperare quell’idea di politica come perno di riscatto, cardine di ogni azione per il cambiamento verso la giustizia sociale, la lotta alle ingiustizie, l’affermazione dei diritti di tutti e di ognuno, la difesa senza cedimenti delle grandi conquiste quali scuola e sanità pubblica. So bene che si può fare sempre di più e sempre meglio ma osservo con fiducia la mobilitazione del nostro popolo e la qualità del dibattito aperto all’indomani del risultato elettorale. Voglio dirlo ai tanti detrattori del Pd, a quelli che cercano occasioni e pretesti per darci sulla via del tramonto: tutta questa partecipazione, tutta questo desiderio di contribuire a rendere il partito e la sua proposta più aderente alla società e quindi più capace di trasformarla in direzione della giustizia e della sostenibilità ambientale sono il segno tangibile che il Pd è una forza oggettivamente popolare, una comunità presente nei luoghi di vita e di lavoro, un riferimento per il desiderio di cambiamento e di progresso sociale per milioni di persone. L’idea è quella oggi di tirare fuori le idee del Pd senza scorciatoie. Ho grande stima di tutti i candidati alla segreteria che hanno il compito di parlare non solo al Pd ma anche fuori dal Pd e cercare di allargare la sua platea. Io personalmente sostengo Stefano Bonaccini perché credo che le prossime sfide del Pd richiedano solidità, consapevolezza del ruolo e anche capacità di amministrazione.
Lo scontro parlamentare e il dibattito costituente del Pd. Lei vede un nesso?
Credo sia sotto gli occhi di tutti che abbiamo al governo una destra forte ma soprattutto arrogante. Una destra che anche al netto delle numerose retromarce, dei ripetuti ripensamenti e delle evidenti rivalità interne ha un preciso disegno ideologico che, l’abbiamo visto già con la legge di bilancio, mira a colpire i ceti più deboli, a comprimere i diritti, a smantellare il welfare tagliando su sanità e scuola, a mettere in campo azioni che favoriscono l’evasione fiscale piuttosto che ridurla e contrastarla. Proprio con la legge di bilancio abbiamo dimostrato di essere opposizione determinata seria e efficace tant’è, cito solo un episodio, abbiamo costretto la destra a rimangiarsi il proposito di introdurre un condono penale per i reati fiscali. E continueremo a contrastare questo tentativo di riportare indietro il Paese che, attenzione, non cammina solo sulle gambe dei grandi progetti come l’introduzione dell’autonomia differenziata o la trasformazione dell’architettura costituzionale da parlamentare a presidenziale ma anche su altri in apparenza meno rilevanti ma non per questo meno devastanti come – è evento dei giorni scorsi – la cancellazione del cosiddetto “bollino rosa”, che avevamo introdotto per gli appalti pubblici a favore dell’occupazione femminile, voluta da Salvini nel nome del superamento degli eccessi burocratici per le imprese: questa è l’idea della destra, agevolare l’occupazione femminile uguale spreco di tempo per le aziende. Naturalmente in Parlamento, insieme alle altre forze di opposizione, non consentiremo che passi una linea del genere. Quindi a maggior ragione serve un partito forte, unito e determinato nelle sue battaglie, che sappia essere elemento di coesione e soggetto capace di guidare i partiti di opposizione oltre le divisioni e le conflittualità perché è in gioco la qualità della democrazia con questa destra al governo.
“Caso Delmastro-Donzelli”: lei è stata una dei quattro parlamentari che hanno incontrato Alfredo Cospito in carcere, scatenando la furiosa reazione della destra. Che idea s’è fatta?
Guardi, è accaduto un fatto di inaudita gravità che non può non destare un allarme. E’ accaduto che il partito di maggioranza relativa, cioè il partito della presidente del Consiglio, per giunta attraverso la voce del suo coordinatore nazionale, ha ritenuto di attaccare il Partito Democratico, il maggior partito dell’opposizione, dando al Partito Democratico del fiancheggiatore, complice di mafia e terrorismo perché alcuni di noi siamo andati – peraltro in seguito ad un appello firmato da numerose personalità – a visitare il carcere dove era Cospito al 41bis. Siamo andati per parlare con la direttrice, con la polizia penitenziaria e gli operatori ed a verificare le condizioni di salute di Cospito e se la struttura fosse adeguata dal punto di vista sanitario cosa che evidentemente non era se il ministro Nordio ha ritenuto, in seguito, di trasferirlo in altro penitenziario. Siamo stati accusati anche di essere contrari al regime carcerario del 41bis, ovviamente anche questa è una menzogna. Tentare di criminalizzare la principale forza di opposizione, il secondo partito del Paese, per giunta usando in maniera strumentale documenti e informazioni riservati che non potevano essere divulgati e così mettendo a rischio la sicurezza nazionale, non credo abbia precedenti nella storia politica dell’Italia e dell’Europa. Non mi soffermo nemmeno a negare la fondatezza di simili infamanti menzogne, basta il buon senso, un minimo di onestà e soprattutto il rispetto che si deve alla nostra storia. Credo che chiunque si sarebbe aspettato un’immediata sconfessione della presidente del Consiglio delle parole pronunciate in aula – per giunta in un momento solenne com’era il voto unitario sulla costituzione della Commissione antimafia – dal suo collega Donzelli.
E invece?
Invece nulla. Ci sono voluti giorni e insistenti sollecitazioni. Pensavamo di ascoltare le parole di una Presidente del Consiglio preoccupata di comporre l’unità e la coesione del paese. Invece sono state quelle di un capo partito che difende i suoi uomini oltre l’indifendibile, che non ritiene di prendere le distanze dalla campagna di fango mossa contro di noi né tantomeno di pretendere le dimissioni di Demastro e Donzelli e che si rifugia in un ipocrita appello alla responsabilità di tutti. A cui, ricordo, abbiamo immediatamente risposto rammentandole che il Pd ha nel suo dna la tutela della libertà, della democrazia, delle istituzioni repubblicane, dello Stato di diritto ed è e sarà sempre un costruttore di unità e coesione nazionale e che a parlare per noi sono la nostra storia, la linearità dei nostri comportamenti e i tanti caduti del nostro campo, vittime della nostra intransigenza nei confronti del terrorismo. La stessa fermezza che teniamo oggi verso tentativi di sovvertimento dell’ordine costituito che non ci vedono e non ci vedranno mai ambigui. Intanto noi andremo avanti, insieme alle altre forze di opposizione, con la mozione di censura nei riguardi di Delmastro visto anche le conferme che arrivano della riservatezza di quei documenti, come dimostra la risposta del ministero alla richiesta di visionarli del collega Bonelli: ci aspettiamo quindi dal ministro Nordio, che tornerà mercoledì in Parlamento, che prenda la decisione giusta, allontanando Delmastro dall’incarico.
Intanto le elezioni regionali sono alle porte. La divisione del centrosinistra spiana la strada alla destra nel Lazio e in Lombardia?
Se vinciamo o perdiamo in Lazio e Lombardia lo vediamo ad urne chiuse. Personalmente sono convinta che proprio quanto abbiamo visto già in questi cento giorni di governo della destra con marce indietro e ripensamenti su giustizia, tetto del contante, pos, trivellazioni, ratifica del Mes ma soprattutto sul taglio delle accise sui carburanti che tanto sta pesando sui bilanci delle famiglie e delle imprese, debba indurre gli elettori a non votare per questa destra arrogante ed incapace. Nel Paese deve crescere una forte alternativa e queste elezioni sono un passaggio importante. Io credo che soprattutto dando forza nel voto al Partito democratico si sarà posto un tassello fondamentale su questo terreno.
© Riproduzione riservata