In cambio di prestazioni sessuali consentiva ai suoi studenti di superare l’esame che, in qualche caso, non veniva nemmeno sostenuto ma solo registrato negli archivi dell’università. Con questa accusa un professore di diritto processuale civile, con cattedra sia alla Federico II di Napoli che all’università Giustino Fortunato di Benevento, è stato sospeso dalla professione per i prossimi nove mesi.

Le indagini, che riguardano il periodo compreso dalla primavera 2019 ai primi mesi del 2020, sono state condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla procura di Napoli. Tutto è partito non da denunce dei singoli studenti ma in seguito ad accertamenti relativi a un’altra inchiesta sul fallimento di una società. Attraverso intercettazioni telefoniche è stato ricostruito il presunto modus operandi del docente, dimessosi in seguito a una prima perquisizione, che ora dovrà difendersi dall’accusa di falso ideologico e induzione indebita.

Secondo quanto ricostruito dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – GTSP Napoli, guidato dal Colonnello Domenico Napolitano, sarebbero diversi i casi di esami superati in entrambi gli atenei in cambio di prestazioni sessuali che il docente ‘strappava’ sia a studenti che a studentesse all’esterno della sede universitaria. Nel mirino della Procura, che aveva chiesto il carcere con il beneficio dei domiciliari in ragione dell’emergenza coronavirus (poi respinti dal Gip che ha optato per l’interdizione dalla professione), anche gli studenti che avrebbero accettato le avance del docente. Quest’ultimo, alla presenza del suo avvocato, ha respinto ogni accusa. Non risultano invece altri professori coinvolti.

Quel che sorprende dell’indagine coordinata dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Raffaele, e dal procuratore Giovanni Melillo, è la diffusione del nome del professore coinvolto. Quasi una anomalia rispetto al modus operandi adottato in questi anni. Difficilmente infatti dagli uffici di via Grimaldi vengono forniti, almeno nella fase di lancio di una operazione, i nominativi dei soggetti in questione, con i cronisti che devono ‘faticare’ non poco per ottenerli.

Stamattina invece il nome del docente è stato lanciato e dato in pasto alla gogna dei social nonostante l’inchiesta al momento si basi solo su intercettazioni. Nessuno degli studenti coinvolti ha denunciato, forse per paura di subire ripercussioni, le presunte molestie subite.

A distanza di quasi un anno, abbiamo già tutti dimenticato la tragica storia di un professore del Liceo Gian Battista Vico di Napoli, sposato e padre di due figli, morto suicida a 53 anni dopo essere finito agli arresti domiciliari perché accusato di abusi sessuali su due studentesse 15enni.

In quella circostanza l’insegnante di matematica era stato denunciato da una studentessa ingelosita dal legame che il prof aveva instaurato con un’altra compagna di classe. Nonostante le accuse respinte dal diretto interessato e la solidarietà di docenti, collaboratori scolastici e studenti, l’uomo era finito nel tritacarne mediatico e già condannato da tutti (tranne da chi quella scuola la frequentava per davvero).

 

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