Una manciata di giorni al fatidico 4 maggio, ma voglio elencare sette motivi che consiglierebbero di evitare di avviare una Fase 2 indiscriminata e vararne invece una asimmetrica, in cui il numero e il tipo di riaperture dipende dal tasso di contagio nelle singole città, province, regioni.
1. Il 70,7% dei casi di Coronavirus si è concentrato in quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. E anche in quei territori il contagio si è diffuso in maniera asimmetrica.
2. I valori assoluti rischiano però di essere ingannevoli. In città come Varese, il tasso di contagio (0,288%) è più basso che a Pescara (0,398%). E questa dovrebbe essere la bussola o il termometro che consente o non consente di riaprire. Città per città. Provincia per provincia. Regione per regione.
3. Perché in Calabria – dove si registra in maniera uniforme il tasso di contagio più basso d’Italia (0,05%) – non si possono consentire più riaperture che in Lombardia (0,74%)? Questa scelta non ha senso. Così si impoveriscono tutti senza che sia davvero necessario. Se – faccio un esempio – non si può andare al mare con un tasso di contagio di 0,05%, bisogna dire chiaramente agli italiani che questa estate le vacanze al mare o qualsiasi altra libertà se le possono sognare.
4. Una Fase 2 asimmetrica in cui a un determinato tasso di contagi corrisponde un determinato numero di riaperture delle attività consente di verificare l’efficacia dei modelli di riorganizzazione della vita sociale e di contenimento dell’epidemia. L’alternativa, che è quella di riaprire tutto contemporaneamente, rischia, in caso di decisioni errate, di avere un impatto su larga scala molto più ampio e in un arco di tempo molto più lungo.
5. Un modello asimmetrico non è un’opzione, ma una necessità irrinunciabile. Potrebbero volerci mesi affinché la Lombardia o l’Emilia Romagna raggiungano il tasso di contagio della Calabria o della Campania. Cosa facciamo in quei mesi: teniamo bloccati tutti?
6. Come sottolineato da Bankitalia, per ogni settimana di lockdown perdiamo uno 0.5% del nostro prodotto interno lordo annuale. Un unlock asimmetrico ci consentirebbe ancora di contenere i danni economici prodotti dal contagio.
7. Non si può usare la stessa medicina per mali diversi. Il Presidente Conte e il Ministro Speranza dovrebbero cambiare approccio sul tema e chiedere alle loro task force – visto che hanno deciso di non chiederlo al Parlamento – di elaborare modelli basati sul tasso di contagio. Bisogna definire a che tasso di contagio possono aprire le diverse attività, dando alle comunità cittadine speranze e obiettivi da raggiungere.
Mi rendo conto che occorre coraggio per prendere queste decisioni, e che spesso rimanere di un’idea sbagliata è solo l’effetto del non volerla cambiare per puntiglio. Ma Presidente Conte e Ministro Speranza, siete voi al timone del Paese e la responsabilità spetta a voi. Affrontare situazioni radicalmente diverse con strumenti identici è il più grande errore che questo governo sta compiendo. Il Modello Italia di cui si è tanto parlato per settimane semplicemente non esiste. Anzi: secondo un’analisi basata sui dati e pubblicata su Forbes siamo il Paese a più alto rischio. Siamo stati tra i primi a dover fronteggiare la furia dell’epidemia e lo abbiamo fatto peggio di altri. La realtà è assai diversa da quella che volete venderci. Abbiate la forza di prenderne atto e di guardare fuori dal vostro specchio, perché gli italiani hanno già dovuto farlo.
Le conseguenze economiche di tutte le scelte che state facendo non sono ancora pienamente visibili, ma quando lo saranno qualcuno ve ne chiederà conto. Date ascolto, per una volta, all’opposizione. Aprite un confronto non ideologico sul futuro del Paese e sulla possibilità di varare una Fase 2 asimmetrica. È il popolo che attraverso il Parlamento deve decidere, non le task force. Parliamone. Per il bene dell’Italia siate un filino più umili.