Il volume
I sette tradimenti del digitale, sguardo sul nuovo mondo virtuale
Marx – non Karl ma Paris Marx, giornalista canadese esperto di tecnologia – ha scritto che «i moderni monopoli tecnologici, Facebook, Google, Microsoft, Amazon, stanno comprando una quantità sempre maggiore di cavi sottomarini che connettono il mondo». Il che significa che controllano le informazioni che circolano sulla Terra. Questa è sicuramente la questione persino filosoficamente più rilevante della nostra epoca, perché stiamo ormai entrando in un mondo diverso nel quale gli stessi presupposti della democrazia sono messi in dubbio. E non solo: è l’identità umana che viene ripensata. Bisogna saperne di più.
Aiuta in questo senso il notevole e leggibilissimo saggio di Vanni Codeluppi, sociologo ed esperto di media (“I sette tradimenti del digitale“, Laterza) che ci proietta in un domani che è già oggi e presumibilmente tra poco sarà ieri. Questo volume è consigliato ovviamente agli studiosi del tema dell’innovazione tecnologica (tra l’altro c’è una ricca bibliografia) ma anche a chi non ne capisce niente, o poco. E già, cari boomer che avete vissuto la prima rivoluzione con i computer e la seconda con lo smartphone: è meglio che v’informiate sulla terza, quella dell’Intelligenza artificiale e – dopo – del Metaverso. Due anni fa a New York la signora Rosanna Ramos chiese a Replica, un programma di IA, di creare il suo uomo digitale: ne venne fuori un “idealtipo” di maschio bello, intelligente, colto e amorevole tanto che la signora Ramos se ne innamorò. Ian McEwan, che è un genio non artificiale, aveva raccontato una storia simile in “Macchine come me” quando ancora non si parlava di IA.
Questa è la realtà, ragazzi, non è un romanzo: bene o male? Il libro di Codeluppi non può dare una risposta ma fa capire molte cose per farsi un’opinione. E guardare a ciò che sta per succedere. Il Metaverso, un altro mondo (con la possibilità, anche, che alla fine si riveli una roba troppo “scomoda” come l’ha definita qualche studioo). «Il Metaverso è attraente perché promette in apparenza alle persone di poter soddisfare molti desideri che nella vita reale non è possibile realizzare. Si presenta, cioè, come una specie di società utopica nella quale gli individui sono totalmente liberi dagli abituali vincoli della vita quotidiana. Sono cioè non soltanto in grado di modellare a piacimento il corpo con cui si presentano agli altri, ma anche di plasmare liberamente la loro vita sociale».
Tutto semplice? Per niente. «Un mondo digitale che sia abitato da esseri umani – scrive Codeluppi – presenta però gli stessi problemi esistenti nel mondo reale. Vale a dire che è presumibile ritenere che le forti disparità sociali esistenti nelle società avanzate verranno direttamente trasportate all’interno del mondo virtuale del Metaverso con tutte le loro conseguenze negative. D’altronde, non è un caso che siano già stati denunciati alcuni casi di molestie sessuali avvenute nel Metaverso». E dunque siamo punto e daccapo. I problemi vanno affrontati e, se possibile, risolti in questo mondo reale.
«Il vero problema – spiega ancora Codeluppi – è che, mentre oggi il Web è un mondo che viene sempre più privatizzato, ma dove comunque si confrontano ancora degli interessi pubblici e degli interessi privati, nel caso del Metaverso siamo di fronte a uno spazio interamente privato. Uno spazio che per certi versi assomiglia a quello dei centri commerciali. Come questo, infatti, le aziende lo costruiscono investendo grandi quantità di denaro, ma avendo inevitabilmente l’obiettivo di ricavarne in seguito dei profitti. Pertanto, lo gestiscono in autonomia e stabiliscono per gli utilizzatori delle proprie norme di comportamento che sono sempre più indipendenti dalle leggi create dai governi e dai parlamenti». Aiuto!
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