La planet week
Settimana del Pianeta, parola d’ordine: sostenibilità
Su economia circolare, energia e tecnologia, abbiamo molto da dire. E un G7 a guida italiana è la migliore occasione
La Settimana del Pianeta in occasione del G7 Ambiente, Clima ed Energia di Torino è alle porte. Gli obiettivi ambientali dell’Agenda 2030 dell’ONU, l’Accordo di Parigi sul clima, le strategie europee per il 2050, nonché quelle nazionali, richiedono l’impegno concreto di tutte le componenti della società.
Globe Italia ha voluto testimoniarlo chiamando a raccolta i maggiori consorzi di riciclo del Paese e le storie imprenditoriali di successo legate alla transizione energetica. Un’occasione che permette al nostro Paese di presentarsi al G7 con una pagella molto buona in termini di sostenibilità.
Una parola questa di cui si inizia sempre di più a comprendere la cruciale importanza e che estende il suo perimetro, partendo appunto dall’ambiente, all’economia e alla società. Ed è proprio la sostenibilità ambientale a rivestire un ruolo centrale, come dimostrano i dati illustrati al convegno da Nando Pagnoncelli.
Negli ultimi anni si è infatti assistito ad una costante crescita dell’importanza che le persone attribuiscono a questo tema, entrato ormai a far parte della loro quotidianità. Tale consapevolezza non riguarda soltanto i Paesi occidentali o quelli maggiormente sviluppati, ma coinvolge pressoché globalmente cittadini sempre più informati e quindi più disponibili a mettere in discussione abitudini consolidate, stili di vita e modelli di consumo ancorati al passato, che mettono a rischio l’intero ecosistema e la presenza stessa dell’uomo sulla terra.
L’economia circolare è un modello di produzione e di consumo che incarna perfettamente questa consapevolezza e che punta fattivamente a estendere il ciclo di vita dei prodotti. L’obiettivo è quello di contribuire a ridurre la produzione di rifiuti e di reintrodurre nel ciclo economico i materiali di cui sono composti e che potranno così generare nuovo valore.
Il nesso tra energia, clima e scelte è poi evidente. Il processo di transizione energetica non è in effetti nuovo nella storia. In passato abbiamo assistito ad altri grandi passaggi epocali come quello dal legno al carbone del XIX secolo o dal carbone al petrolio nel XX secolo.
La transizione che interessa invece il nostro secolo, in stretta correlazione ovviamente a quella sociale e digitale, è caratterizzata da una particolare urgenza: proteggere il Pianeta dalla più grande minaccia affrontata finora e farlo il più rapidamente possibile.
Questa esigenza ha comportato un’accelerazione dei cambiamenti nel settore energetico: tra il 2010 e il 2023, secondo i dati di Irena, i costi delle tecnologie rinnovabili sono diminuiti dell’83% nel caso del solare fotovoltaico e del 42% dell’eolico.
La transizione energetica, però, non si limita alla chiusura progressiva e allo sviluppo di energie pulite: è un cambiamento di paradigma dell’intero sistema. È evidente come il tutto si risolva in un vantaggio non solo per il clima ma, come detto, anche per l’economia e la società.
A patto certo di prestare la massima attenzione affinché questo cambiamento non generi povertà. L’innovazione e la tecnologia – lo ribadiamo da un’Università di eccellenze in questo campo – giocano un ruolo cruciale nella transizione verso un futuro energetico sostenibile.
Fonti di energia come il sole, il vento e l’acqua, sono inesauribili e non producono emissioni nocive. Proprio per questo occorre che il regolatore, il legislatore, l’imprenditore, si pongano un quesito in merito alle scelte sostenibili da compiere, interrogando politica, finanza e comunità.
In materia di economia circolare, di energia e di tecnologia, il nostro Paese ha molto da dire e un G7 a guida italiana è la migliore occasione per farlo.
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