Ad alimentare le polemiche sul Festivàl è arrivato l’intervento del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che non ha digerito soprattutto la presenza di Chiara Ferragni sul palco dell’Ariston. Sgarbi boccia senza mezzi termini la 73esima edizione che si è chiusa sabato 11 febbraio con la vittoria di Marco Mengoni, secondo il critico d’arte i vertici Rai “devono andare a casa” perché Sanremo 2023 “è stato un fallimento culturale totale“ nonostante l’ottimo risultato in termini di ascolti.
Lo share non è tutto, spiega Sgarbi intervistato da La Stampa: “Come se il capolavoro di un grande scrittore fosse tale solo per le copie vendute. Manca un amministratore, un presidente, un direttore di rete”. “Non puoi lasciare la più grande azienda culturale italiana in mano a Presta, Coletta, Amadeus e due capre come Fedez e Ferragni, che non sanno parlare”, rincara Sgarbi: “Ora, continua, serve una svolta netta, culturale” e per questo motivo servirebbe alla Rai un cambio di direzione. “Dov’è oggi un Angelo Guglielmi?”.
E proprio contro la coppia più social che si concentrano le invettive del sottosegretario definendo Chiara Ferragni “una inetta, una capra, goffa. Leggeva dei foglietti in una lingua improbabile che non è l’italiano. Mai visto niente di simile. Sarebbe stata meglio Elly Schlein”, ed ha aggiunto che nel caso della Ferragni si tratta di “analfabetismo funzionale”.
Della kermesse a Sgarbi non è rimasto nulla: dalla musica alle canzoni è stata giudicata “miserabile, insensato, insignificante e infantile”. La foto strappata del sottosegretario Bignami vestito da nazista, ad esempio, è stata “un attacco infantile. Andrebbe impedito sul piano deontologico dalla Rai. Perché consentire che un uomo di governo sia irriso da Fedez?”. E ne ha anche per il rapper: “È pessimo ma non è un incapace totale, come la moglie”. Sul bacio sul palco tra lui e Rosa Chemical, invece “non si può giudicare negativamente: è il modo in cui Rosa Chemical è esistita”.
Altro momento no del Festival nel corso della prima serata quando Roberto Benigni ha parlato della Costituzione davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Vuoi fare cinque minuti di Costituzione? Fallo davvero, con Cassese, non una caricatura”, spiega Sgarbi, spiegando che non si tratta di censurare il momento ma migliorare la qualità di quello che si fa. Da qui la necessità di avere un editore che possa vigilare su questo aspetto. “Di questo Festival non ti ricordi un gesto, una strofa, una canzone, solo i vestiti”.
Sgarbi salva Amadeus: “Sobrio ed elegante, un buon presentatore”. Buon giudizio anche per Gino Paoli e Ornella Vanoni, “due mostri sacri”, e Al Bano, “un presidente della Repubblica di destra”. Per il nuovo Festival il critico d’arte spiega poi quali sono i nomi che vedrebbe bene alla guida della tv pubblica e alla direzione artistica. Punterebbe su Morgan, “un ponte fra musica classica e contemporanea: meglio un vero stravagante come lui che uno finto come Fedez”.
Per quanto riguarda la Rai, Sgarbi fa il nome di Paolo Mieli per la presidenza, mentre per il ruolo di amministratore delegato al posto di Fuortes “bisogna puntare in alto: Corrado Augias, Geminello Alvi, Roberto Andò, Emma Dante, Toni Servillo, Giorgio Montefoschi”.
Inevitabile poi un commento sul caso delle ultime ore che ha messo nei guai il governo Meloni, le dichiarazioni al veleno di Silvio Berlusconi nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il leader di Forza Italia “è intimamente ammirato di Putin e quando si sfoga non riesce a trattenersi”.