Vittorio Sgarbi è in libreria con questo suo ultimo meraviglioso volume, “Natività – Madre e Figlio nell’arte”, edito con grande cura da La Nave di Teseo (bellissime illustrazioni e prezzo tutto sommato contenuto per un’opera del genere, 24 euro: ed è giusto sottolinearlo). Il tema della Natività – legato a quello della Maternità e della Concezione, assolutamente centrale nella storia dell’arte italiana – è il filo che il critico ferrarese dipana attraverso immortali opere dei grandissimi dell’arte di ogni tempo, da Duccio di Buoninsegna a Rubens passando per tutti i massimi geni, sino a un’ardita incursione nel Novecento (Segantini, Gaudenzi).

Si trattiene davvero il fiato dinanzi alle spiegazioni filosofiche che Sgarbi spande a piene mani mentre spiega capolavori assoluti, tra cui forse si stagliano più di altri le Madonne di Piero della Francesca. Siamo nel cuore della religione cristiana, nell’attimo della creazione della vita umana (con quanta commozione ritratta da Caravaggio) che è insieme la discesa del Divino sul mondo, cioè nel punto esatto di congiunzione tra Dio e gli uomini. E solo il genio di Raffaello, di Leonardo e degli altri giganti della pittura – soprattutto tra Quattrocento e Cinquecento – poteva fissarlo con immagini eterne.

La Natività inevitabilmente rimanda al suo estremo opposto, la morte di Cristo, la Pietà, dunque a Michelangelo, a Giovanni Bellini: «È commovente – scrive Sgarbi a proposito di quest’ultimo – questa Madonna serena che sembra nutrire un sentimento di infinita dolcezza verso quel bambino che è diventato uomo ed è morto». È sempre lei, Maria, la vera protagonista del Mistero. Questo viene fuori da questo volume bellissimo di Sgarbi, un regalo per chi ama l’arte e la grande riflessione sulla cristianità.