Escono molti libri americani e ce n’è per tutti i gusti. Grazie all’amico Angelo Cennamo (seguite sul web il sito Telegraph avenue), abbiamo raccolto qualche indicazione e scambiato idee. Iniziamo da Percival Everett, di cui esce tra pochi giorni per La Nave di Teseo “James” (traduzione di Andrea Silvestri) che si annuncia come un grande libro che non ha paura di raccontare la vera storia d’America, e dei soprusi e delle violenze che l’hanno costellata.

La storia è questa. Ad Hannibal, una cittadina lungo il fiume Mississippi, lo schiavo Jim scopre che a breve verrà venduto a un uomo di New Orleans, finendo per essere separato per sempre dalla moglie e dalla figlia. Decide, quindi, di scappare. Nel frattempo Huckleberry Finn – l’immortale personaggio di Mark Twain – ha simulato la propria morte per sfuggire al padre violento recentemente tornato in città, e anche lui si rifugia nella stessa isola. Come tutti i lettori delle Avventure di Huckleberry Finn sanno, inizia così il pericoloso viaggio in zattera lungo il Mississippi di questi due indimenticabili personaggi della letteratura americana verso l’inafferrabile (e troppo spesso inaffidabile) promessa di un paese libero. Percival Everett parte dal capolavoro di Twain per raccontare la storia da un punto di vista diverso, quello di James, ma per tutti Jim, mostrando tutta l’intelligenza, l’amore, la dedizione, il coraggio e l’umanità di quello che diventa, finalmente, il vero protagonista del romanzo.

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Nell’America degli anni Trenta, il quartiere di Chicken Hill a Pottstown (Pennsylvania) è una vivace comunità in cui persone di colore e immigrati ebrei convivono condividendo sogni e sofferenze. Stiamo parlando dell’ultimo romanzo di James McBride, “L’emporio del cielo e della terra”, edito da Fazi per la traduzione di Silvia Castoldi. I coniugi Moshe e Chona, originari dell’Est Europa, sono profondamente legati alla gente del posto, che aiutano sempre come possono, e nel tempo sono diventati un punto di riferimento per tutti. Un giorno bussano alla loro porta i vicini Nate e Addie: il nipote Dodo, un ragazzino di dodici anni rimasto sordo in seguito a un incidente domestico, è in pericolo; sua madre è venuta a mancare, il piccolo ora è orfano e gli zii hanno ricevuto una lettera. Dodo verrà prelevato dalle autorità per essere mandato in un istituto speciale per ragazzi con problemi. Moshe e Chona accettano di nasconderlo, ma in seguito a una soffiata si reca sul posto Doc Roberts, un medico bianco e razzista che finisce per aggredire la donna mentre Dodo, unico testimone, viene portato via dalla polizia. Non tutto, però, è perduto…

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Sarà da leggere il grosso romanzo di Richard Russo, notevolissimo scrittore americano, “La vita, secondo me” che esce per Neri Pizza con la traduzione di Anna Rusconi. Con la sua “abilità dickensiana”, come ha scritto Publishers Weekly, di dare corpo e vita ai personaggi, il Premio Pulitzer Russo si dimostra ancora una volta acutissimo osservatore della natura umana. Attraverso Sully, indimenticabile modello di imperfezione, racconta i difetti universali con rara sensibilità e un sorriso indulgente. Incarnazione del perdente per eccellenza, è il protagonista di un tran tran quotidiano in una città dello Stato di New York, dove a un certo punto le cose cambiano…

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“Le perizie” di William Gaddis è un’opera che merita un discorso particolare. È uno di quei romanzi che rappresentano una sfida per il lettore: qualcuno disse che è più difficile di Joyce. Ora, è chiaro che un libro può essere difficile, cioè complesso, su più piani a tratti oscuro ma splendido: come l'”Ulisse” o appunto “Le perizie” (allo stesso modo esistono milioni di romanzi scorrevolissimi ma orribili). Questo è romanzo uscì nel 1955 e meritoriamente ripubblicato ora dal Saggiatore con la classica traduzione di Vincenzo Mantovani.

Definita un’opera monumentale “sulla menzogna e la falsificazione”, narra le vicende di un gruppo di scrittorucoli e intellettuali bohémien che vivono nel Greenwich Village di New York. In un susseguirsi di equivoci e malintesi si cerca di scoprire la verità morale sull’arte in una sorta di indagine letteraria, ma anche filosofica. Angelo Cennamo ha notato con grande finezza: “È curioso che nel suo cognome Gaddis contenga Gadda, l’autore più difficile del Novecento italiano, le cui acrobazie lessicali ricordano quelle del più giovane collega d’oltreoceano”. Oggi, nell’epoca delle fake news, un libro sulla falsificazione appare più attuale che mai. E forse i lettori di questo tempo sono pronti ad apprezzarlo come un classico contemporaneo.

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Last but not least, torna in libreria un capolavoro assoluto della letteratura americana: “I racconti dell’Ohio” del grande Sherwood Anderson (Teoria edizioni, traduzione di Jzreed Cassata). Pubblicato nel 1919, è un classico in cui si esplorano le vite solitarie degli abitanti del fittizio villaggio di Winesburg, nel Midwest. L’opera è strutturata intorno alla vita di George Willard, da quando è bambino fino alla sua crescente indipendenza e al suo definitivo abbandono del paese. Il protagonista, giovane giornalista del “Winesburg Eagle”, raccoglie le confidenze degli abitanti e racconta le loro speranze e paure, spesso caratterizzate dalla solitudine, l’incomunicabilità e l’incapacità di far emergere il proprio mondo interiore. Charles Bukowski disse: “Anderson è stato il più bravo a giocare con le parole come fossero pietre, o pezzi di roba da mangiare”. Grandissimo.