Con un voto a larghissima maggioranza ieri la Camera dei deputati ha approvato l’emendamento alla legge di delegazione europea che recepisce nell’ordinamento italiano la direttiva Ue del 2016 sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo penale. I sì sono stati 427, 11 gli astenuti, un solo voto contrario. Respinto invece l’emendamento di FdI che accompagnava il recepimento con la regolamentazione e la sanzione della fuga di notizie relative ad indagini giudiziarie.
«L’approvazione dell’emendamento di Azione e +Europa è un grande risultato», ha rivendicato il deputato di Azione Enrico Costa. «Uno stop forte e chiaro al processo mediatico, alle conferenze stampa dei Pm, ai video degli atti di indagine, ai nomi con cui si battezzano le inchieste, alle intercettazioni spiattellate sui giornali. Abbiamo resistito quando ci chiedevano di ritirare la nostra proposta, o quando ci dicevano che non sarebbe mai stata approvata. Ora tutti applaudono e sottoscrivono. Anche coloro che inizialmente si sono messi per traverso». Il voto di ieri è il frutto di un accordo sollecitato dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia che sabato scorso ha incontrato i capigruppo di maggioranza in commissione. Per evitare una spaccatura infatti il voto sulla legge europea era stato rinviato di una settimana perché il M5s era contrario ad alcuni emendamenti specifici, tra cui quelli di Costa, sostenuti invece dal resto della maggioranza.
«Auspichiamo che il governo sappia cogliere questa occasione per rafforzare le norme a garanzia della presunzione di innocenza, che a parole viene riconosciuta da tutti ma nei fatti viene spesso travolta e con essa la vita e la dignità di troppi cittadini», ha commentato il deputato di Più Europa Riccardo Magi. Soddisfatto Pierantonio Zanettin, il responsabile Giustizia di Forza Italia che pure aveva presentato un emendamento. I dem Alfredo Bazoli e Piero De Luca hanno parlato di «passo avanti deciso verso l’affermazione di principi europei di civiltà e garanzia giuridica». Mentre per la sottogretaria alla giustizia Anna Macina (M5S) si è trattato di «un passaggio scontato, che si limita a registrare la condivisione di un principio costituzionale già ben declinato nel nostro ordinamento».