“Se il modello De Luca è quello dei fantastici 4, De Luca, De Mita, Mastella e Pomicino, glieli lascio volentieri. Ci vuole un’alternativa“. Matteo Salvini in visita a Napoli aveva ribadito la sua linea: in Campania, per le prossime regionali, è necessaria una svolta, alternativa tanto al centrosinistra di rito democristiano quanto al tradizionale centrodestra forzista.
“Il candidato e la squadra dovranno essere l’opposto di De Luca e De Mita“, aveva detto il leader della Lega che sulla possibilità di appoggiare la candidatura dell’ex presidente di Regione Stefano Caldoro aveva sintetizzato: “È una brava persona, la Campania ha bisogno di cambiamento“.
Eppure, a guardare i volti che hanno accompagnato l’ex ministro dell’Interno nella sua incursione partenopea, di cambiamento se n’è visto ben poco. Piuttosto, molto si è visto di quella discendenza democristiana, tanto vituperata quanto saldamente instaurata ai posti di partenza, da un lato e dall’altro, per la corsa ai seggi in Regione.
Ma andiamo con ordine. Nella sua discesa napoletana Salvini ha presentato due nuovi iscritti alla Lega, pronti a sostenerlo alle elezioni regionali: il consigliere regionale Gianpiero Zinzi e Severino Nappi, ex assessore della giunta Caldoro.
Il primo, Gianpiero, è figlio di Domenico, ex deputato con l’Udc, ex sottosegretario del governo Berlusconi ed ex presidente della Provincia di Caserta proprio grazie a un accordo tra il patron di Forza Italia e Pierferdinando Casini. Lo stesso, Casini, che nel 2013 offrì una possibilità al giovane Gianpiero di fare il grande salto verso Montecitorio. L’impresa non riuscì ma la gratitudine resta.
L’altro nome è quello dell’avvocato Severino Nappi, ex assessore a lavoro in Regione, con all’attivo un paio di tessere di partito: Udeur, Nuovo centrodestra, Popolo delle libertà, Forza Italia e, dulcis in fundo, Lega. Una carriera benedetta proprio da uno dei fantastici 4 citati da Salvini: Clemente Mastella. Il sindaco di Benevento che, commentando il salto del suo pupillo nelle file del campo nemico, dice senza mezzi termini: “Gli voglio bene, l’ho portato io in politica. Gli ho fatto fare l’Assessore provinciale, poi quello regionale, ora è con lui. Mi dica grazie“.
Ma la rassegna degli homini noves leghisti continua. Uno su tutti Ernesto Sica, cresciuto nel centrosinistra dei Popolari e della Margherita, con l’ex presidente del Consiglio, e della Democrazia cristiana, Ciriaco De Mita a fargli da nume tutelare fino al salto. Ma nel 2007 passa alla corte di Berlusconi e, poco prima delle elezioni regionali, resta imbrigliato in quel pasticciaccio brutto del dossier Caldoro per screditare il candidato del centrodestra alla Regione e tentare così il sorpasso. Ma l’impresa non riuscì: sarà condannato per diffamazione in primo grado a dieci mesi e al risarcimento simbolico di 1 euro.