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I rapporti con i tagliagole
Si scrive Unrwa, si legge organizzazione palestinese anti-israeliana e anti-ebraica: ai docenti il bollino di Hamas
Non è, semmai lo è stata, un’organizzazione umanitaria: è, per dichiarazioni pubbliche dei propri rappresentanti, un impianto resistenziale che si oppone “all’ingiustizia” costituita dalla stessa esistenza dello Stato Ebraico
L’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per il sussidio dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente, non è più – semmai lo è stata – un’organizzazione internazionale: è un’organizzazione palestinese che internazionalizza il finanziamento e l’impunità delle istanze del terrorismo anti-israeliano e anti-ebraico. Non è, semmai lo è stata, un’organizzazione umanitaria: è, per dichiarazioni pubbliche dei propri rappresentanti, un impianto resistenziale che si oppone “all’ingiustizia” costituita dalla stessa esistenza dello Stato Ebraico. In questo modo, dicono gli stessi plenipotenziari dell’Unrwa, essa è “percepita” dai palestinesi: non come l’ente a-politico che fornisce servizi di aiuto alimentare, medico, di istruzione, di allocazione al lavoro, eccetera, ma come il munifico alleato naturalizzato che condivide e sostiene l’ambizione palestinese di autodeterminazione tramite la distruzione di Israele e l’annientamento del popolo ebraico.
Tunnel e tunnel: la morale ai bambini
Né il fatto che i palestinesi percepiscano in tal modo la presenza e l’azione dell’Unrwa laggiù è un frutto inspiegabile, una specie di inopinato transfert che attribuisce al profilo onusiano quelle fattezze amicali unite nella lotta. La metà e oltre dei soldi dell’Unrwa finisce nel presunto sistema di istruzione in cui i bambini palestinesi sono indottrinati a ritenere, quando va bene, di menare una vita lacera e oppressa a causa della malvagità ebraica e, quando va male, cioè molto più spesso, a credere che le uniche ragioni del proprio riscatto risiedano nell’annientamento di chi ha infilato la loro esistenza in un tunnel di miseria e disperazione. Gli altri tunnel, quelli costruiti con i miliardi sottratti allo sviluppo economico, civile e culturale dei palestinesi, non formano oggetto di studio, né di nessuna recriminazione nei confronti di chi ha seppellito in quel modo le possibilità di un futuro diverso per quei discepoli da “usare come attrezzi” contro Israele.
Docenti col bollino Hamas
Erano e sono gli uomini di Hamas, per procura dell’Unrwa, ad assumere gli insegnanti che allevano quell’infanzia infibulandone le prospettive di una vita diversa, non confinata al sogno di diventare martire. E il senso della missione di quegli insegnanti era nelle chat in cui il 7 ottobre dell’anno scorso si scambiavano messaggi celebrando in diretta la grandezza di dio sulla scena dei massacri e ringraziando l’eroismo di quelli che li perpetravano.
La doppia mostruosità costituita dal negazionismo degli eccidi, montante mentre ne facevano il reportage gli stessi esecutori appunto tra gli applausi e gli orgasmi del personale dell’Unrwa, non ha prodotto neppure un grammo dello scandalo invece suscitato dalla notizia che Israele giudicava come altrimenti sarebbe stato impossibile, e cioè come il comportamento di una forza nemica, la condotta di un’organizzazione che non solo teneva tra i propri ranghi quella feccia, ma ne copriva le responsabilità. Il video del dipendente dell’Unrwa che carica nel bagagliaio il cadavere di un ragazzo e se lo porta a Gaza circola da mesi senza che il capo dell’agenzia, Philippe Lazzarini, abbia mai dato udienza alla madre che gli chiede conto di quello schifo mentre lui, dagli azzurri delle sue conferenze stampa, proclama l’insostituibilità del proprio esercito ben intruppato di tagliagole e apologeti dell’annientamento di Israele.
Non è mai venuto dai vertici di quelle organizzazioni – né l’Unrwa, né la mammona dai cui lombi è venuta quella, cioè l’Onu – neppure il più tenue segno di contrizione per aver creato e alimentato il mostro che si metteva al davanzale e assisteva agli sgozzamenti, agli stupri, ai rapimenti del Sabato Nero, quando non vi partecipava direttamente. Le scuole dell’Unrwa di cui si lamenta da un anno il bombardamento genocidiario erano chiuse per informativa diramata da Hamas la stessa mattina del 7 ottobre, il segno esemplare che il pregiudizio educativo che avrebbero subito i bambini palestinesi – e che infiamma le dichiarazioni dei difensori dell’infanzia derelitta – era ben inquadrato nello schema bellico cui prontamente si uniformavano i dipendenti del signor Lazzarini senza che questi mostrasse qualsiasi perplessità.
Ma il motivo per cui tutto questo è avvenuto e continua ad avvenire, col mondo politico di destra e sinistra che non trova di meglio che deplorare la decisione israeliana di mettere al bando quella manifattura di criminali, se possibile è anche peggio del fatto in sé. Perché il motivo è sempre e ancora questo: l’idea che – per quanto corrotta, complice, connivente – l’azione di quella presunta cooperazione internazionale adempie a uno scopo di ripristino di giustizia, assolve un compito di lenimento di una sofferenza causata da una colpa più grave e risalente, cioè la stessa esistenza di Israele. A fronte di un simile peccato, è legittimo non fare nulla: perché dieci o cento dipendenti dell’Unrwa a mezzo servizio di Hamas non sono nulla. È legittimo non fare nulla e lasciare tutto com’è, anzi è doveroso condannare chi denuncia l’andazzo, perché non è l’irrilevante presenza di truppe terroriste in un grande esercito umanitario a destituire della sua preziosità questa meraviglia organizzativa, la gemma di una missione incastonata nel duro terreno dell’apartheid e della sopraffazione sionista.
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