Parla il consulente di Speranza
“Siamo in piena seconda ondata, avremo un dicembre-gennaio terribili”, l’allarme di Ricciardi sul Coronavirus

Altro che abbassare la pressione sulle misure restrittive anti-Covid. Per Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, l’Italia è ancora “nel pieno della seconda ondata di Sars-CoV-2, dicembre e gennaio saranno terribili per due motivi: per i problemi nell’accesso ai servizi e per le tante differenze a livello regionale”.
La previsione funesta arriva dal collaboratore del ministro Roberto Speranza nel corso del suo intervento al quinto ‘Orphan Drug Day-L’impatto della pandemia sui malati rari: destinati a tornare nell’ombra?’ promosso online dall’Osservatorio malattie rare (Omar).
Parole che arrivano a meno di 24 ore di distanza da quelle pronunciate dallo stesso Ricciardi a Che tempo che fa, dove il docente universitario parlando di riapertura di scuole e impianti sciistici dal 7 gennaio ha ricordato che “sono decisioni che vanno prese con un monitoraggio quotidiano per quanto riguarda gli ospedali e la saturazione dei posti letto e bisettimanali sulla mobilità”. Intervistato da Fabio Fazio, Ricciardi aveva anche chiarito la sua posizione sul vaccino: “Io ho sconsigliato l’obbligatorietà dei vaccini perché questa campagna ritengo vada impostata sull’informazione adeguata. Solo con il vaccino si ripristinerà una condizione di normalità”.
Nel suo intervento di stamane, Ricciardi ha quindi espresso le sue critiche sulla rilevanza degli investimenti in ricerca e innovazione nel Paese. “Attualmente – ha ricordato Riccardi – nella Finanziaria abbiamo investimenti per ricerca e innovazione pari all’1,53% del Pil, è la metà di quello che la Commissione Ue raccomanda, la Svezia mette il 4%, la Germania il 3,4%. Siamo ancora di fronte ad una Finanziaria recessiva per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione, siamo l’unico Paese dei 27 Ue che non ha ancora ingegnerizzato la valutazione etica dei trial, siamo indietro sul regolamento comunitario che prevede un coordinamento europeo e avere una serie di agganci a livello nazionale. Serve un salto di qualità sui fondi per la ricerca, a livello finanziario, ma anche organizzativo e gestionale“.
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