A maggio scorso l'omicidio per errore di Antonella Lopardo
Sibaritide, la guerra di ‘ndrangheta che non interessa a nessuno: mi hanno colpito ma vado avanti

La Sibaritide assediata da fuoco e fiamme sembra essere sempre più terra di conquista della ’ndrangheta in quella partita che, al momento, lo Stato non sembra voler vincere. Una riflessione, questa, che nasce dopo che, persone al momento rimaste ignote, nella notte tra venerdì e sabato, hanno dato alle fiamme una delle auto di famiglia di cui sono proprietario. Così, mio malgrado, mi sono trovato in mezzo ad una situazione che mai avrei pensato davvero di vivere anche se chi fa il cronista ben sa che atti del genere possono accadere in ogni momento. Soprattutto se si vive proprio in quei territori di cui si scrive toccandone gli interessi più reconditi.
Nella Sibaritide, dal giugno 2018, è in atto una silente guerra di mafia che ha lasciato sul campo una decina di morti – il più celebre è stato quel Leonardo Portoraro, storico reggente della pax mafiosa tra il clan degli Zingari e dei Forastefano egemoni su tutta l’area jonica cosentina e consorziati con i clan di Cirò che hanno potere su tutta l’area, fino alla povera Antonella Lopardo uccisa per errore a inizio maggio di quest’anno – oltre a qualche caso di lupara bianca rimasto ancora irrisolto. Delitti e sparizioni che turbano la normalità di una zona meravigliosa ricca di bellezze e ricchezze culturali, naturalistiche ed enogastronomiche e che ha visto crescere di molto le presenze negli ultimi anni. L’antimafia di Catanzaro fa il suo lavoro e, di recente, ha risolto due cold case risalenti al lontano 2001. Un lavoro, questo, di cui ho dato puntualmente conto sulla Gazzetta del Sud così come delle recenti inchieste Kossa 1 (febbraio 2021), Kossa 2 (novembre 2022), “Gentlemen 2” (inizio giungo 2023), Athena (fine giugno 2023), e di tante altre piccole operazioni o arresti di latitanti esiziali – seppur senza nomi da titoloni – e i cui dettagli, evidentemente, avranno dato fastidio a più d’uno.
Non mi preoccupo troppo di quanto accaduto a me, sentiamo parlare di atti incendiari e intimidatori ormai tutti i giorni, non ho paura e non fermeranno né il mio lavoro né quello dei giornalisti e lo hanno ribadito a chiare in queste ore. A preoccupare è la situazione sociale ed economica che si vive nella Sibaritide. Una lettura appare semplice: quando il malaffare arriva a toccare la famiglia di un giornalista o di una presidente del consiglio comunale (com’è accaduto domenica a Corigliano-Rossano) è fin troppo evidente che le ’ndrine hanno alzato il tiro: vogliono lavorare nel silenzio per fagocitare le ricchezze economiche di un territorio meraviglioso. Giornalisti, amministratori e cittadini dicono “no” ma da soli non riusciranno a vincere questa battaglia. C’è bisogno che lo Stato schieri la sua formazione migliore per riappropriarsi di un territorio dove al momento i padrini sembrano proprio voler diventare padroni.
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