È emergenza siccità al Nord. Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a meno 3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni. Il lago Maggiore e il lago di Como sono anche loro in sofferenza con un grado di riempimento del 22,7% e del 30,6%. E il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha annunciato che chiederà lo stato di emergenza in quanto la situazione è drammatica come in Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. L’ultimo bollettino dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale del Po (AdBPo) riferisce che il Po sta attraversando “la peggior crisi da 70 anni a oggi”.

La Coldiretti dichiara che la siccità minaccia “oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo”. Soltanto in Lombardia “in sei mesi si sono accumulati solo 206 millimetri di precipitazioni, ben il 59% in meno rispetto alla media 2006/2020, mentre le temperature hanno registrato a maggio valori superiori alla media di 1-3 gradi, con punte fino a +3/+5 gradi sull’area milanese. In questo scenario preoccupa la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni dall’orzo al frumento, dai foraggi al mais”.

La siccità potrebbe portare al razionamento dell’acqua in un centinaio di comuni tra provincia di Torino e Provincia di Bergamo. La portata del Po è in tutti i punti, con l’eccezione di Piacenza, sotto la media della portata di giugno e il cuneo salino è salito fino a 20 chilometri dalla costa. Il fiume è completamente in secca a Torino, all’altezza dei Murazzi di Piazza Vittorio. La neve intanto si è completamente sciolta sulle Alpi di Lombardia e Piemonte e tutti i grandi laghi, con eccezione del Lago di Garda, hanno registrato minimi storici per questo periodo dell’anno.

La siccità potrebbe durare tutta l’estate e non riguarderà solo queste regioni del Paese. Il 10 giugno si è tenuta a Parma una riunione dell’Osservatorio dell’AdBPo nel corso della quale il settore della produzione di energia idroelettrica ha dato la propria disponibilità a dare la precedenza al settore agricolo in caso di necessità di acqua. Durante la riunione è emerso come la temperatura sia più alta di due gradi sopra la media stagionale e come la produzione di energia elettrica al momento sia in stallo. Il grado di gravità della siccità è grave o estremamente grave con colorazione arancione in assenza di precipitazioni. La prossima seduta dell’Osservatorio è prevista per il 21 giugno. Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), la situazione del Po mette a rischio metà della produzione agricola e di allevamento della Pianura Padana.

 

“Se la siccità non si attenua non si potranno più irrigare i campi della pianura padana con l’acqua del Po”. Lo dice il Consorzio della Bonifica Burana, che si occupa del territorio tra gli argini di Po, Secchia, Panaro e Samoggia: “Sebbene siano ad oggi state attuate tutte le manovre e le operazioni idrauliche possibili per arginare le criticità dovute alla grave siccità, se perdura questa situazione non ci saranno più le condizioni per derivare acqua da Po”. Il Consorzio chiede quindi “la massima collaborazione a tutti affinché si faccia un uso oculatissimo della scarsa risorsa idrica a disposizione”.

La scarsità d’acqua sta interessando in montagna le centrali idroelettriche ma anche in pianura le centrali a ciclo combinato (gas) presso le quali manca l’acqua per raffreddare gli impianti, così come successo nel Mantovano dove un gruppo su tre a Ostigia è stato spendo. Il grande caldo sta provocando l’impennata dei consumi verso il record, che in Italia è stato toccato il 22 luglio 2015 con 60,5 gigawatt. La situazione è però difficile lungo tutta la Penisola con la siccità, con danni stimati quest’anno pari a circa 2 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere. La dipendenza nazionale dall’estero rischia di aumentare a queste condizioni per prodotti come il grano tenero, il mais, il grano duro e l’orzo. La preoccupazione riguarda anche le compagnie assicurative che, come sottolinea Confagricoltura, “non contemplano più il rischio siccità tra i servizi riconosciuti”.

La stessa associazione fa notare come dare acqua ai frutteti in Emilia Romagna costava nel 2020 in media 92 euro all’ettaro, soltanto di energia elettrica. Costo che è lievitato fino a 430 euro all’ettaro. Segnali di criticità arrivano anche da altre Regioni del Centro e Sud Italia. Domani ricorre la Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità, istituita nel 2015 dalle Nazioni Unite. “L’emergenza non è solo italiana – si legge in una nota sul sito di Confagricoltura – in Francia e in Europa centrale ci sono analoghe segnalazioni. Confagricoltura è in contatto con le organizzazioni professionali degli altri Paesi per valutare eventuali iniziative in sede europea: le imprese agricole, già messe a dura prova dall’instabilità economica per la situazione geopolitica e due anni di pandemia, sono al collasso. Confagricoltura chiede pertanto al Governo di mettere in atto le misure più adeguate e urgenti per rispondere all’emergenza”.

 

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.