Leggiamo su un noto quotidiano nazionale dell’abbandono della Lega in Sicilia da parte di una deputata regionale siciliana molto nota, Marianna Caronia. Il giornale di orientamento progressista fa un pezzo sui molti cambi di partito dell’onorevole Caronia. Si sottolinea che, pur non avendo mai cambiato fronte, e pur spesso tornando in partiti precedentemente frequentati, ha cambiato schieramento 11 volte: lo si indica come trasformismo, qualcosa di molto simile a quando una donna viene considerata leggera. Una poco di buono insomma.

Chi è Marianna Caronia

Persona di carattere forte, molto indipendente, Marianna Caronia da vent’anni fa politica a Palermo, è stata vicesindaco, si è candidata a Sindaco, sempre da indipendente, ha fatto liste autonome al consiglio comunale, superando sempre la soglia di sbarramento, al contrario di molti uomini che cannibalizzano o scalano partiti. Non è la donna di, o è supportata da qualche importante politico nazionale o locale, è una donna autonoma. Oggi ci sono 4 donne al governo regionale dell’isola, proprio perché l’onorevole Caronia nella scorsa legislatura ha testardamente fatto approvare la norma che recepisce quella nazionale, obbligando la politica locale a dare obtorto collo spazio alle donne in giunta regionale, non ancora in quelle comunali, lì i maschi fanno ancora trincea rispetto al resto del Paese. Come è pure la prima firmataria, da tempo, della legge già vigente in tutte le regioni italiane della doppia preferenza di genere alle elezioni regionali. Il recepimento della doppia preferenza di genere nei consigli comunali siciliani avvenuta nel 2013 ha quintuplicato le consigliere comunali donne, tutto questo togliendo spazio a uomini non certamente felici di ciò.

Le regole antiche della politica in Sicilia

La politica in Sicilia ha regole antiche, gerarchiche, poca opinione molta fedeltà al Capo, e gli uomini sono considerati più affidabili, gestibili, le donne no. Sono mobili come piuma al vento, si pensa, subiscono meno, sono “scassaminchia”, come si dice a queste latitudini. Ma com’è fare politica per una donna in Sicilia, essere capogruppo in una riunione in cui sei la sola donna, avere su di sé gli sguardi maschili, di gente che ha il pelo sullo stomaco, se no non sarebbero arrivati lì, che se va di lusso è di accondiscendenza, se non disprezzo? Avere costantemente approcci di natura ambigua, se non direttamente sessuali, in un emisfero assembleare in cui le donne sono nettamente minoranza, anche tra i cosiddetti progressisti. “Trovati un maschio” che ti protegga politicamente, è il massimo della misericordia del ceto politico siciliano verso le donne. E se non sottostai agli istinti predatori, di risorse, ruoli, spazi politici dei maschi di potere, perché sei donna, ed in Sicilia nessuna donna è mai diventata presidente regionale, sindaco di un capoluogo di provincia, a parte la dottoressa Pucci quarant’anni fa, se non sottostai, dicevamo, devi stare zitta e subire. Oppure te ne devi andare dal gruppo, banda, consorteria, perché chiamarli partiti è oggi onestamente ridicolo.

Marianna Caronia non è disposta a subire

Se i maschi, e a volte pure le donne in Sicilia, non capiscono perché una donna che fa politica cambi così spesso soggetto politico, una domanda se la dovrebbero porre. Sareste voi disposti/e a subire la legge non scritta dello zitta e muta, per non dire un’altra parola molto nota a Palermo? Forse Marianna Caronia non è disposta a subire, e quando la sua soglia di sopportazione di torti, soprusi, scavalcamenti, ingiustizie, sprechi, politica fatta male, raggiunge il limite del vaso lei saluta, e se ne va. Ma non molla, dopo 20 e più anni è ancora lì, a chiedere più spazio, più ruoli, più politiche di genere. Nei giorni che testimoniano la grande ancora violenza sulle donne, la disparità persistente in questo paese, forse Marianna Caronia è quella che si spezza, nei suoi rapporti politici, ma non si piega al patriarcato politico maschile. Il non subire stalking politico lo vogliamo chiamare trasformismo? Non è violenza di genere pure questa?