“Effettuare i tamponi diventerà più rapido, anche se probabilmente ci sono pazienti positivi ma che non lo riceveranno mai”: a sostenerlo è Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di famiglia.
Quante richieste di tamponi ricevono i medici di base ogni giorno?
“Impossibile stabilirlo. Certo è che in Campania abbiamo 1.800 pazienti positivi al Covid-19 e 5mila medici di base, quindi meno di un positivo per medico. In Lombardia ogni medico di base ha in cura almeno 30 pazienti positivi. Certo è che qui da noi molti pazienti devono ancora essere sottoposti al tampone”.
Il medico di base ha l’obbligo o una semplice facoltà di chiedere all’Asl di sottoporre un paziente a tampone?
“La procedura prevede che il paziente dichiari di avere sintomi quali febbre, tosse, perdita dell’olfatto e del gusto. A quel punto il medico compila una scheda e verifica se il soggetto ha avuto contatti rischiosi, per poi inviare la richiesta al medico della sanità pubblica che contatta il paziente e si assume la responsabilità di definire se quest’ultimo debba essere sottoposto a tampone o meno. Se il paziente, invece, mostra già sintomi gravi quali affanno, saturazione bassa e difficoltà respiratoria, si contatta direttamente il 118 in vista di un probabile ricovero in ospedale”.
Quanto impiega l’Asl a rispondere alla richiesta e inviare il risultato del tampone?
“Passano molti, troppi giorni, a volte più di una settimana. Il problema riguarda tutto il nucleo familiare che, nel frattempo, non sa se uno o più membri abbiano contratto il virus. Il medico di base impone al paziente l’isolamento domiciliare oltre che la quarantena, ma non basta perché formalmente è compito degli ufficiali sanitari stabilire certe misure. Siamo in una situazione nella quale, se non ci danno potere, possiamo risolvere ben poco”.
Qual è l’iter del tampone?
“Fino a poco tempo fa un’ambulanza trasportava il paziente presso il centro di riferimento, adesso gli operatori sanitari effettuano il tampone a domicilio. Entro 24-48 ore si riceve la risposta, poi il tampone viene inviato a Roma per la conferma. Alla fine si comunica l’esito delle analisi direttamente al paziente. Il soggetto risultato positivo, ma che non necessita del ricovero, resta a casa in isolamento e la famiglia viene messa in quarantena. Quando il secondo tampone dà esito negativo, termina l’isolamento domiciliare e continua la quarantena”.
Se in una famiglia c’è un caso di Covid-19, tutti i membri vengono sottoposti al tampone?
“Ecco il problema. Gli altri membri della famiglia ricevono il i tampone solo se compaiono sintomi, ma sappiamo che in molti casi di Covid-19 il paziente era asintomatico. Quindi il tampone dovrebbe essere fatto a tutta la famiglia. Già da questo fine settimana alcune unità specializzate, a bordo di camper, dovrebbero fare i tamponi anche a soggetti risultano essere casi sospetti. Alcuni pazienti che a parere del medico erano positivi, per esempio, non hanno mai ricevuto il tampone. Dobbiamo stabilire in base a quali criteri si può definire paziente Covid-19 anche un soggetto che non ha ricevuto il tampone, così da isolarlo e curarlo”.
Si parla di un farmaco che i pazienti possono acquistare direttamente in farmacia. Che cosa può dirci?
“Una follia. Da quando è uscita la notizia dei benefici del Plaquenil, antimalarico usato nella cura dell’artrite reumatoide, c’è stato un assalto alle farmacie. È impensabile acquistare il farmaco e assumerlo senza controllo medico. Sarebbe preferibile renderlo disponibile in farmacia e farlo assumere al paziente solo tramite prescrizione e monitoraggio del medico di base. Non si corra in farmacia ad acquistarlo: è un medicinale che può danneggiare il cuore”.