È stato l’incubo, la giustificazione, per alcuni anche la piattaforma , della sinistra negli ultimi 40 anni.

Prima con la televisione del Biscione, il celeberrimo modello Ricci, dal nome del geniale Antonio che si invento’ Drive in, che iniziò a rivoluzionare il mondo ed il linguaggio dell’etere, poi dall’improvvisata conferenza stampa in cui annunciò di volere il missino Fini alla guida della città eterna, la politica.

Insomma la storia del rapporto tra l’inventore di Forza Italia e la sinistra, a partire dai suoi organi di informazione (Repubblica e Rai 3 in primis) è lungo e complesso, per sviscerarlo forse servirebbe innanzitutto il lettino di un psicanalista.

Certo è che dal discorso del gennaio 1994, ‘L’Italia è il paese che amo’, la sinistra ha dovuto fare i conti con lui. Intanto rimediando una storica sconfitta lo stesso anno, alle elezioni politiche, che portano alla netta affermazione del Polo delle Libertà e del buon Governo ed all’affondamento della celeberrima ‘gioiosa macchina da guerra’, allestita per l’occasione da Achille Occhetto, segretario del PDS, che fu il primo erede del Pci.

Molti capirono che l’esito del confronto tra eredi del comunismo ed il fondatore di un nuovo centrodestra era inevitabile guardando l’unico scontro televisivo andato in onda su Canale 5 tra Berlusconi ed Occhetto. Quel completo marrone del segretario del Pds contrapposto dal perfetto blazer blu con tanto di spilla sul bavero del magnate televisivo, era il preannuncio della sconfitta che fu.

La sinistra, che pensava di avere la vittoria in tasca, reagì malissimo, tentò di riorganizzarsi, con il furore di Carlo De Benedetti, gli editoriali di Eugenio Scalfari, le mosse di Massimo D’Alema. La prima immagine di quella stagione fu impietosa: quella della piazza strabordante di persone e di striscioni che fu organizzata per il 25 aprile di quell’anno, sotto una pioggia che sembrava quasi biblica.

Il quotidiano Manifesto infatti lanciò l’idea di una grande corteo nazionale a Milano, per celebrare la Liberazione e far vedere che la sinistra esisteva ed era in salute e ben organizzata. Una specie di camomilla al malato terminale: hanno vinto i ‘fascisti’ ma noi siamo tantissimi e portiamo una sfilza di pullman a Milano a cantare Bella Ciao. Ma siccome da quell’anno alla sinistra niente andò più bene, quell’anno per l’appunto pioveva che Dio la mandava.

Poi oltre un decennio di guerra a tutto campo, Rosy Bindi e le donne, gli avvisi di garanzia ed i giudici, le dieci domande di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica nel 2009, :’Ha frequentato minorenni? Ha ricompensato con candidature e promesse politiche le ragazze che la chiamano papi?’. I quesiti furono rinnovati sul quotidiano che allora aveva la redazione in Piazza dell’Indipendenza per sei mesi, ma D’Avanzo e Repubblica non ottennero risposte. In compenso, l’iniziativa guadagnò risonanza internazionale.

Fu in quel periodo che la sinistra iniziò a coltivare il sogno che quello che non riuscì a raggiungere con la politica in Parlamento, poteva essere coronato sfruttando il rapporto tra il Presidente del Consiglio e le donne, e sempre con il gradito interessamento di Magistratura Democratica.

L’ultima guerra combattuta infatti fini’ come le altre del passato, alle elezioni politiche del 2008 trionfo’ di nuovo Silvio. E la sinistra con l’appena nato Pd, fece’ un passo avanti: il ‘Caimano’ diventò grazie a Walter Veltroni, il ‘nostro principale avversario’. Ma anche dopo la rovinosa caduta sullo spread, Berlusconi continua ad essere la bestia nera della sinistra. Una ‘persecuzione’ che rompe Matteo Renzi dal palco della Leopolda, ‘voglio sconfiggere Silvio nelle urne, non nei tribunali’.
Una rivoluzione che molti nel Pd non gradirono: erano rimasti affezionati alla figura del ‘Caimano’, in fondo con quella, in molti avevano registrato un bel salto di carriera.

Phil

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