“L’associazione per delinquere è caduta e si è fatta pure male” dice l’avvocato Marina Prosperi. Il tribunale del Riesame di Bologna ha annullato l’ordinanza che aveva portato agli arresti domiciliari sei sindacalisti di SICobas e Usb. Restano gli obblighi di firma per un paio di indagati, ma per la procura di Piacenza e per il gip che aveva fatto un copia e incolla si tratta di una sconfitta su tutta la linea.

“Abbiamo sostenuto fin dalla notifica del provvedimento la totale insussistenza a carico di tutti gli indagati del reato associativo – commenta l’avvocato Eugenio Losco – Come può sussistere una associazione criminale che abbia finalità tipiche di qualsiasi associazione sindacale, cioè la tutela dei diritti dei lavoratori, dei propri iscritti, l’aumentare il consenso e il numero dei tesserati?”.

L’ipotesi associativa non aveva nessun tipo di fondatezza sotto il profilo dei gravi indizi di colpevolezza – aggiunge Marina Prosperi – i giudici che sono stati due giorni in camera di consiglio leggendo migliaia di pagine non potevano arrivare a nessun altra conclusione. Ovvio che con una indagine così complessa e durata cinque anni probabilmente per alcuni capi di imputazione abbiano ritenuto necessaria la misura delle firme, perché evidentemente ci sono degli equilibri giudiziari da mantenere”.

Per l’avvocato Claudio Novaro “gli indagati hanno fatto il loro mestiere di sindacalisti”. Le motivazioni del provvedimento saranno depositate tra un mese e mezzo. È scontato il ricorso in Cassazione da parte della procura che equiparando i picchetti dei lavoratori a una attività criminale sta giocando una partita il cui significato va al di là della vicenda specifica. Una partita dal sapore politico perché con le conseguenze della crisi economica previste per l’autunno di cui ha parlato Draghi ieri si vogliono mettere dei paletti al conflitto sociale restringendo ulteriormente i diritti ricorrendo all’utilizzo del codice penale.

Il Riesame sembra aver sbarrato la strada all’ipotesi della procura che era stata fatta propria dal gip sia pure disponendo gli arresti domiciliari e non il carcere come avevano chiesto i pm. Le difese in sede di udienza del riesame avevano parlato di “una storia del conflitto sociale vista dal buco della serratura con cui si cerca di veicolare l’idea che dietro ogni rivendicazione non c’è l’agire collettivo dei lavoratori nel caso della logistica ma solo un programma delinquenziale”. La procura non aveva portato elementi indiziari a supporto della sua tesi. Aveva convinto il gip evidentemente “poco terzo”. Non è bastato per il Riesame. Se ne riparlerà in Cassazione. Nel frattempo continuerà la mobilitazione dei lavoratori della logistica uno dei pochi settori che da anni sfugge alla pace sociale a causa di condizioni di lavoro inaccettabili.