Dove sia esattamente non si sa, ma di certo non nella politica reale. Giorgia Meloni vince a porta vuota. Il centrosinistra sembra giocare in un campionato tutto suo, dove meno ti muovi più ti tieni stretti i tuoi voti. Un vitalizio elettorale, un’Emilia Romagna dei bei tempi. Elly Schlein produce il curioso effetto che più parla, meno dice. Perché sarà pure la movimentista che ha sconfitto l’apparato, ma il suo obiettivo è esattamente quello del D’Alema o del Fassino che furono.

I tre obiettivi di Schlein

Primo, tenersi buone tutte le sinistre possibili e con loro i poteri che contano, quello finanziario e quello giudiziario su tutti. Secondo, omaggiare ogni espressione del politicamente corretto e ricorrere periodicamente a qualche mobilitazione antifascista. Terzo, trovare un papa straniero che ti renda competitivo alle urne: una bella figura moderata e centrista che possa rassicurare le vecchiette e mettere insieme tutti: da Mastella a Bertinotti, si diceva un tempo. Cambiamo i nomi e si può dire anche oggi. Nei bollettini politici, da sinistra fioccano i non pervenuto. Non si sa che cosa pensino di una vicenda scottante come quella di Cecilia Sala, dove hanno lasciato che passasse per successo internazionale uno scambio fra una coraggiosa professionista innocente e un detenuto per gravissimi reati. Non è chiaro quale sia la linea in tema di sicurezza, in un paese dove ogni evento sociale si fa pretesto per atti semi-eversivi.

La gara dei pavoni Grillo-Conte

Non sono note ricette alternative a quelle del governo in tema di immigrazione o di politica economica, sul fisco, sul Pnrr, sulla sanità. A sinistra sono di casa piccole beghe tipo la gara dei pavoni Grillo-Conte. O grandi dibattiti su argomenti come Europa, tecnologie o patriarcato. Ma una democrazia funziona se contrappone nel concreto almeno due ipotesi politiche diverse. Se ne manca una, si affloscia anche l’altra. Così, Giorgia Meloni si sta abituando a veleggiare sulle sue abilità europee e internazionali, mentre sull’Italia ferma e declinante si accontenta delle frasi fatte. Il giochetto della sinistra Ztl è ormai scoperto.

La ricerca continua del nemico-minaccia

Si è baloccata per anni con il partito che non c’è. Ha coniato nomi dal presunto potere taumaturgico come alleanza, unione, ulivo, oggi campo largo. Ma l’idea era ed è sempre la stessa: vincere senza spostarsi di un millimetro dal giardino di casa, cioè l’eredità Pci-Pds. Si tratta di un italianissimo miscuglio di estremismo parolaio e laburismo di facciata, agitazione morale e immobilismo reale, con l’immancabile collante di un nemico-minaccia per la democrazia: da Craxi a Berlusconi, da Renzi fino a Meloni, da poco affiancata dalla guest star planetaria Elon Musk. Fra qualche giorno ricorre il venticinquesimo della morte di Bettino Craxi. Magari è l’occasione per guardarsi allo specchio e dirsi che quelle idee e quella storia erano la linfa di una sinistra riformista che invece scelse di scomparire con lui. Magari è l’occasione. O magari si preferirà un bel pressing su Vincenzo De Luca per evitare di vincere di nuovo in Campania.