Da due anni e mezzo è il supercoach di Jannik Sinner, arrivato sotto la sua guida (e dell’italiano Simome Vagnozzi) a conquistare nel 2024 i primi due titolo dello Slam (Australian Open e Us Open) e la posizione numero uno della classifica Atp. Darren Cahill, ex tennista e allenatore australiano che ha già lanciato e rilanciato giocatore come Lleyton Hewiit (il più giovane di sempre a raggiungere la prima posizione del ranking), Andre Agassi (riportato nei primi anni Duemila al numero uno del mondo) e Simona Halep (anche lei arrivata in vetta alla classifica WTA), oggi ha 59 anni e annuncia che Sinner sarà l’ultimo giocatore “che allenerò nella mia carriera”.

Cahill e la crescita monstre di Sinner: “E’ mia fonte ispirazione”

In una lunga e interessante intervista al Corriere della Sera, Cahill analizza la crescita esponenziale di Sinner, diventato una fonte “d’ispirazione anche per me che pure sono un coach navigato”. Cahill ripercorre il 2024 da favola del tennista altoatesino a pochi giorni dal debutto nelle Atp Finals di Torino dove, ovviamente, è il favorito. Atp Finals che, un anno fa, registrarono l’exploit di Sinner sconfitto in finale solo da Djokovic (poi ‘sistemato’ poche settimane dopo in Coppa Davis a Malaga e a gennaio nelle semifinali degli Australian Open).

Sinner e il caso doping: “Il rischio squalifica c’è”

2024 che non è stato solo l’anno dei successi. E’ stata anche la stagione segnata dal caso doping, esploso a marzo e ufficializzato solo la scorsa estate. Mesi duri che hanno temprato il 23enne Jannik “maturo e resiliente. Si è comportato in un modo che non dimostra affatto i suoi 23 anni” perché “dopo quello che ha attraversato, ha capito che nella vita potrà sopravvivere a tutto: nulla può più fargli paura”. “Certo – aggiunge Cahill – la Wada ha fatto ricorso (chiedendo 1-2 anni di squalifica, ndr), dobbiamo attendere la sentenza del Tas. È un argomento serio, non ci scherziamo sopra”. Anche perché nonostante “la sostanza trovata nelle urine di Jannik non ha a che vedere con il doping che altera le performance” il rischio squalifica c’è. “Sappiamo che la squalifica è una possibilità ma non c’è nulla che noi si possa fare per cambiare questa situazione. Quindi ci concentriamo sul lavoro quotidiano. Qualsiasi cosa succederà, Jannik l’affronterà con la solita maturità e compostezza. E noi faremo di tutto per proteggerlo. Il tennis è il suo posto sicuro, la sua bolla: in campo si diverte, sente che non può succedergli niente di male” sottolinea Cahill.

Sinner-Alcaraz, chi più forte?

Supercoach australiano che dribbla con astuzia la domanda su “chi è il più forte” tra Sinner e Alcaraz. “Ogni volta che Jannik scende in campo, ci si aspetta che vinca. Non è sempre possibile: Alcaraz l’ha battuto tre volte quest’anno, l’unico successo di Jannik è arrivato a Riad, un’esibizione qualificata”. Ma su chi vince tra i due campioni al top della condizione, Cahill è netto: “Non posso rispondere. Ho troppo rispetto per Carlos, il suo coach e il mio giocatore. Se si ritrovassero in finale farò il tifo per Jannik e mi godrò lo show”.

Dal punto di vista del gioco, Cahill sottolinea la particolare abilità di Sinner nel “processare informazioni e trasformarle in azioni”, imparando in fretta. “Jannik non teme di perdere un paio di match nel tentativo di implementare il suo gioco”. “Oggi  – spiega – sa giocare in 5-6 modi diversi, sa chiudere il punto col servizio, a rete, giocando sulla riga e dietro la riga, sa usare il drop short, lo slice, il back. Non sa solo picchiare forte: lo sa fare con intelligenza».

Redazione

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