Ci troviamo davanti a un fatto molto importante. Lo hanno ammesso anche i corrispondenti dell’emittente televisiva “Al Jazeera” che in questo conflitto tifano per Hamas. Eppure l’uccisione di Yahya Sinwar – il capo del gruppo islamico a Gaza, impegnato in prima fila nel cercare di respingere l’offensiva israeliana che va avanti da un anno – a detta degli stessi analisti arabi suoi sostenitori, rappresenta un punto di svolta in favore di Israele in questa guerra iniziata il 7 ottobre dello scorso anno.

Cosa resta di Hamas a Gaza

Sinwar è accusato da Benjamin Netanyahu di essere stato colui che finora ha ostacolato qualsiasi accordo per una tregua e uno scambio di prigionieri. È la personalità a cui è stata offerta da Israele una via d’uscita sicura da Gaza pur di arrivare alla liberazione degli ostaggi. Ma il terrorista palestinese – che è stato già nelle carceri israeliane prima di finire alla guida del movimento islamico – non ne voleva sapere di scappare, avendo la necessità di mantenere in piedi ciò che resta ancora di Hamas a Gaza. L’offensiva israeliana ne ha infatti distrutto ormai l’ossatura principale. L’80% o più delle sue armi non ci sono più, così come i suoi miliziani.

Il rilascio dei prigionieri

La sua morte è stata comunicata con il massimo della prudenza da parte di Israele, perché le sue conseguenze preoccupano anche l’IDF. Non si sa, infatti, come tutto ciò inciderà sul futuro delle trattative per il rilascio dei prigionieri israeliani ancora in mano ad Hamas. Non è un caso che Einav Zangauker, il cui figlio Matan è uno dei 101 ostaggi ancora trattenuti a Gaza, abbia colto l’occasione per chiedere a Netanyahu di presentare una proposta per un accordo sugli ostaggi e per porre fine alla guerra. “Abbiamo regolato i conti con l’arci-assassino Sinwar, ma ora, più che mai, le vite di mio figlio Matan e degli altri ostaggi sono in pericolo tangibile”, ha affermato la donna.

Sinwar alla luce del sole

A differenza degli altri omicidi eccellenti, come quello di Ismail Haniyeh o quello di Hassan Nasrallah, la sua morte è avvenuta per caso. Dietro l’attacco che ha portato alla morte di Sinwar non c’è la mano del Mossed né dello Shin Bet. Come sottolineano con piacere i commentatori delle Tv arabe, Sinwar non era nascosto sotto terra in un tunnel come tutti credevano ma era alla luce del sole. Questo elemento viene usato per celebrare la sua figura. Gli attivisti palestinesi sui social media sostengono ci fosse lui dietro i video registrati nei giorni scorsi dalle brigate Ezzedin al-Qassam e trasmessi da “Al Jazeera”. Infatti, per ucciderlo, i soldati israeliani non hanno seguito nessuna segnalazione. Due giorni fa hanno visto tre uomini fuggire ed entrare in una palazzina di Tel Sultan, nel governatorato di Rafah, e l’hanno attaccata fino a farne collassare la struttura.

L’emittente televisiva israeliana “Channel 12” riferisce che le truppe dell’IDF che operavano nell’area non sapevano che il leader di Hamas fosse in zona. Solo dopo che i soldati israeliani sono arrivati per ispezionare i danni si sono resi conto che uno dei terroristi uccisi assomigliava molto a Sinwar. In quel momento è stata scattata la foto che ieri circolava sui social media. L’IDF ha avuto bisogno di molto tempo per capire se il corpo fosse effettivamente il suo. Essendo stato un detenuto delle carceri israeliane, il suo Dna è presente nella banca dati dello Shin Bet. Ma il suo corpo dopo un giorno non era ancora stato riportato in Israele perché l’area in cui è stato trovato era pesantemente disseminata di trappole esplosive.

La fine del dominio di Hamas a Gaza

Il corpo aveva anche un giubbotto militare con granate. Con lui inoltre c’erano ad accompagnarlo anche altri due capi militari di Hamas. L’IDF ha poi specificato che nell’edificio non erano presenti ostaggi israeliani. Il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e il capo delle IDF, Herzi Halevi, hanno tenuto una riunione per valutare la situazione su un elicottero militare – alla luce di questo evento – così come i ministri del gabinetto di sicurezza israeliano sono stati subito informati di quello che è forse il successo che metterà la parola fine al dominio di Hamas a Gaza.

Massimiliano Boccolini

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