Siria, a Damasco sono i giorni della vendetta: esecuzioni sommarie e reporter a processo, è la “giustizia di transizione”

Il primo fine settimana in Siria senza Bashar al-Assad è stato segnato da una nuova era di caos e violenze. La fine della Mezzaluna sciita ha dato vita ad una nuova Mezzaluna della Fratellanza musulmana che dalla Turchia passa per la Siria ed è caratterizzata dalla voglia di vendetta. Lo denunciano gli attivisti siriani per i diritti umani che in questi giorni in rete hanno fatto circolare video e foto di esecuzioni di massa condotte dai jihadisti ai danni degli esponenti del passato regime di Bashar al-Assad.

Molte regioni siriane, soprattutto a Damasco, Homs e Aleppo, sono state testimoni di rappresaglie ed esecuzioni sul campo contro ex funzionari e ufficiali accusati di aver commesso violazioni. Le violenze sono culminate nelle scene dell’attacco al santuario del padre di Bashar al-Assad, l’ex presidente Hafez al-Assad, a Qardaha, la sua città natale, con l’incendio dello stesso e la riesumazione della tomba, considerato un insulto alla minoranza alawita. Rapporti diffusi dagli attivisti per i diritti umani e testimoni oculari hanno denunciato il verificarsi di molteplici crimini negli ultimi giorni. Vengono diffusi video delle esecuzioni sul campo e torture sui social media avvenuti a Damasco, Hama e Homs. Si tratta di esecuzioni sul campo di ufficiali che si ritiene lavorassero per i servizi di sicurezza del regime. Si ripetono inoltre i saccheggi e i furti. Il primo giorno della caduta di Damasco, le telecamere hanno filmato civili e uomini armati che lasciavano i cancelli della Banca centrale siriana a Damasco trasportando miliardi di sterline siriane, e ciò si è ripetuto in numerose istituzioni statali.

Gli attivisti parlano anche di civili che sono stati detenuti senza accuse chiare, tra denunce di tortura e maltrattamenti. La Siria è passata dal campo dell’Islam sciita a quello sunnita ma rimanendo in mano a governanti estremisti che lo rendono ostaggio sempre e comunque dell’Islam politico. È questa l’analisi di Ghassan Ibrahim, scrittore e ricercatore politico siriano, il quale spiega a “Il Riformista” i pericoli del futuro della Siria. “Il nuovo Islam politico in Siria sta portando avanti sistematiche operazioni di vendetta in presenza di un vuoto di sicurezza – spiega l’analista – abolendo l’esercito siriano regolare e sostituendolo con le forze dell’Esercito siriano libero, cancellando al contempo la coscrizione in Siria in modo che l’esercito non ritorni, il ciclo delle esecuzioni per vendetta rimane aperto a tutti coloro che il nuovo regime vede come una minaccia per loro”. Ha sottolineato che esiste solo uno scambio di ruoli tra sciiti e sunniti, e che il futuro siriano alla luce di queste tesi attuali è in gran parte oscuro.

Mentre diversi paesi, compresi quelli europei, hanno annunciato che stanno monitorando la situazione e il comportamento delle fazioni armate, guidate da Hay’at Tahrir al-Sham, si vedono da giorni scene di uomini armati dell’Isis che sfilano per le strade e che espongono la bandiera dell’organizzazione. Ciò alimenta i timori di attacchi alle aree della minoranza curda nella regione di Deir ez-Zor, che fa presagire una guerra etnica oltre alle guerre settarie che sono già scoppiate in passato. L’amministrazione di Damasco che governa la Siria, guidata da Ahmed al-Sharaa, noto come Abu Mohammed al-Jolani, sta prendendo di mira in particolare i giornalisti accreditati dal passato regime di Bashar al-Assad. Ha infatti assunto dei provvedimenti che prendono di mira i “professionisti dei media di guerra” sollevando non poche preoccupazioni tra i cronisti nel Paese.

Con una mossa che ha scatenato diffuse polemiche nei media e negli ambienti politici, il Ministero dell’Informazione del governo di salvezza siriano ha annunciato di ritenere responsabili gli esponenti dei media i cui nomi erano collegati al precedente regime. La decisione, che è stata descritta come parte dell’attuazione della giustizia di transizione, solleva domande fondamentali sul futuro del giornalismo e sul suo equilibrio tra responsabilità e riconciliazione in Siria.

Ad essere in pericolo sono anche i soldati dell’esercito siriano. Prima della caduta del presidente siriano Assad, l’8 dicembre, centinaia di soldati siriani sono fuggiti verso il confine iracheno, abbandonando le loro posizioni mentre Hay’at Tahrir al-Sham e le sue fazioni allora alleate avanzavano verso Albukamal nella Siria orientale. L’emittente televisiva “Al-Arabiya” ha documentato i luoghi in cui questi soldati vivono ora nelle tende erette per loro dalle autorità irachene nel deserto di Rutba ad Anbar, nell’Iraq occidentale.