Il raid
Siria, strage di soldati turchi. L’Onu: “Agire subito, cresce il rischio escalation”
E’ salito a 33 il bilancio dei soldati turchi uccisi durante un raid aereo delle forze governative siriane a Idlib, in Siria. Si tratta del maggior numero di militari uccisi da quando Ankara è intervenuta nel conflitto siriano nel 2016. L’attacco è il risultato di una esclation di tensioni tra le forze turche e quelle siriane sostenute dalla Russia. Come riporta il ministero della Difesa russo, le forze aeree siriane il 27 febbraio hanno attacco le forze armate turche a Idlib. Il Centro di riconciliazione russo per la Siria si mantiene in contatto con il Centro di coordinazione turco a Idlib per la prevenzione di minacce alla sicurezza. Dopo aver ricevuto la comunicazione dell’uccisione dei soldati turchi, la Federazione Russa ha annunciato delle misure d’emergenza per imporre un cessate il fuoco immediato alle forze armate siriane: “E’ stata condotta una evacuazione dei morti e dei feriti tra i militari turchi da Idlib verso la Turchia2. Secondo le informazioni ricevute dalla parte turca nessuna divisione delle forze armate turche avrebbe dovuto trovarsi nella regione di Behun in Siria, dove sono state colpite dall’aviazione siriana.
La Nato ha convocato per questa mattina il Consiglio del Nord Atlantico con gli ambasciatori su richiesta della Turchia, a seguito dell’uccisione di 33 soldati turchi a Idlib, in Siria. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha affermato in una nota che i colloqui si svolgono ai sensi dell’articolo 4 del trattato del Nord Atlantico, che consente a qualsiasi alleato di richiedere consultazioni se ritiene che la sua integrità territoriale, indipendenza politica o sicurezza siano minacciate. “Senza azione urgente, il rischio di un’escalation ancora maggiore cresce di ora in ora”. A dichiararlo è Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres, ribadendo la richiesta di un cessate il fuoco immediato in Siria ed esprimendo preoccupazione sul rischio che l’escalation degli scontri militari costituisce per i civili.
GLI SFOLLATI – – Sono più di 948mila le persone sfollate nel nordovest della Siria dal 1 dicembre scorso, di cui 569mila bambini. Lo ha fatto sapere l’ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), sottolineando su Twitter che “le leggi e norme internazionali non sono state rispettate” e, senza posti dove rifugiarsi, “la vita delle persone è sempre più a rischio”. “L’attuale crisi è la peggiore che la Siria nordoccidentale abbia sperimentato dall’inizio del conflitto” nel 2011, si legge nel rapporto del 26 febbraio, le persone sono costrette a rifugiarsi in fretta in una zona ridotta, in aree non sicure, quindi la loro vita è “sempre più” in pericolo. “Vulnerabilità e disperazione crescono, con notizie di sfruttamento di donne e bambine, separazione dei bambini dalle famiglie, aumento del tasso di malnutrizione”, denuncia l’Onu. L’agenzia sottolinea che “più fondi” e “altri sostegni sono necessari per consentire ai partner internazionali di rafforzare la risposta all’emergenza. Più importante di tutto, l’immediata cessazione della violenza è critica per salvare vite e alleviare la sofferenza di centinaia di migliaia di persone”.
RUSSIA-TURCHIA – I presidenti turco Recep Tayyip Erdogan e russo Vladimir Putin hanno parlato al telefono della situazione in Turchia, dopo che le forze aeree del governo siriano hanno ucciso 33 militari turchi. Lo ha fatto sapere il Cremlino, sottolineando che i due capi di Stato hanno discusso dell’applicazione degli accordi a Idlib. Si tratta del numero più alto di soldati di Ankara uccisi in un singolo giorno da quando Ankara è intervenuta nel conflitto siriano nel 2016. A Mosca, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha dichiarato che la Russia resta impegnata negli accordi raggiunti da Putin con la controparte turca.
Commentando l’uccisione dei soldati turchi, ha aggiunto che se gli accordi (“inclusa la condivisione di accurate coordinate della localizzazione dei soldati turchi”) fossero stati pienamente rispettati “queste tragedie avrebbero potuto essere evitate”. Due fregate russe con missili da crociera sono state dispiegate in Siria, ha fatto intanto sapere la marina di Mosca. Si tratta delle navi Ammiraglio Makarov e Ammiraglio Grigorovich della flotta del mar Nero, dirette verso la costa siriana con missili da crociera Kalibr a bordo.
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