Emilio Sirianni non ha i requisiti per poter continuare a ricoprire l’incarico di presidente di sezione presso la Corte d’appello di Catanzaro. Il voto per la non conferma è previsto oggi in Plenum. In quinta Commissione si sono espressi in suo sfavore Magistratura indipendente, Unicost e i laici. Per il Csm i comportamenti tenuti da Sirianni, segretario distrettuale di Magistratura democratica in Calabria, hanno inciso in maniera grave ed irreversibile sui requisiti di «autorevolezza culturale» e «indipendenza da impropri condizionamenti».

Sirianni nel 2017 era stato intercettato al telefono con Mimmo Lucano, all’epoca sindaco di Riace, nel mirino della Procura di Locri per la gestione dei migranti nel piccolo centro della costa ionica calabrese. Nelle innumerevoli telefonate fra i due Sirianni aveva dapprima fornito un contributo per cercare di ricostruire i rapporti fra Lucano e la Prefettura a seguito dell’ispezione nel centro di accoglienza gestito dal Comune di Riace, e poi aveva dato suggerimento per la linea difensiva da seguire nell’ambito dell’indagine penale al termine della quale Lucano sarà condannato in primo grado a 13 di prigione. Il magistrato aveva predisposto un’istanza di accesso agli atti e dei comunicati di solidarietà nei confronti di Lucano, anche mediante un documento redatto dalla direzione nazionale di Md.

Per non farsi mancare nulla, Sirianni si era lanciato in commenti offensivi («sbirro» e «fascista») nei confronti del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Sirianni, sentito al Csm, si era giustificato dicendo che si era limitato solo a formulare «opinioni», visto il rapporto di amicizia con Lucano.

Il tenore delle conversazioni intercettate, per il Csm, dimostrava invece l’esatto contrario (…ora ti dico due tre cose che secondo me si possono fare, mi ci metto un attimo e le scrivo e poi magari ci vediamo. Perché ci sono due o tre cose in cui si può essere, secondo me un po’ più dettagliati ed efficaci nella risposta e poi dopo quello che cazzo vogliono fare fanno, insomma, va bene?; ma l’hai letta quella cosa che ti ho mandato?…).

E ancora: («…e fatela fatela, voglio sapere cosa cazzo rispondono ed io domani vado a Roma a parlare con i vertici nazionali della Magistratura democratica, voglio parlare di questa situazione e poi ti faccio sapere»; poi me l’ha mandato e io ieri l’ho mandato su tutte le mail list dei magistrati, gli ho detto di mandarlo sul mio indirizzario, gli ho detto di farlo girare anche ad altri, già a quest’ora avrà raggiunto un sacco di gente… però ancora non ho visto niente sui giornali…).

Molto attivo, infine, riguarda l’intervista da fare con L’Espresso. Sirianni: «…ma vogliamo fare venire questo cazzo di giornalista dell’Espresso? Quello l’altra volta mi ha mandato un Whatsapp per sapere se c’erano novità. Io gli ho detto senti adesso devo parlare con Mimmo (Lucano, ndr)…».

Lucano: «Vedi che mi ha chiamato quello dell’Espresso!»; Sirianni: «Ah, ti ha chiamato finalmente»; Sirianni: «…come siete rimasti con Tizian (Giovanni, all’epoca giornalista Espresso ora al Domani, ndr)?»; Lucano: «Con Tizian… devo chiamarlo oggi e lui farà in articolo»; Sirianni: «Tu gli devi dire Mimmo…però io prima che la pubblichi la voglio leggere»; Lucano: «Lui quando mi ha chiamato, mi ha detto così, non so se ti ha detto Emilio, quindi mi ha chiamato come se ha parlato con te»;

Sirianni: «Vabbè io ci ho parlato all’epoca, poi…»; Lucano: «Ma lui così mi ha telefonato oggi, te l’aveva detto Emilio che io volevo…si me l’ha detto. È uno di Bovalino tra l’altro, è delle nostre zone»; Sirianni: «Sì sì, ma poi poveraccio, questo ha avuto il papà ammazzato dalla ‘ndrangheta, lui…la sua storia ha scritto un libro, il padre non mi ricordo se era un imprenditore. Non mi ricordo bene questo, ma è stato ammazzato a Bovalino dalla ‘ndrangheta e poi lui se ne è andato al Nord Italia e poi là ha fatto gli articoli contro la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto che ha infiltrazioni in Emilia Romagna e l’hanno dovuto mettere sotto protezione perché questi se lo volevano ‘pulire’. No dovrebbe essere uno in gamba, poi ha fatto un articolo l’altro giorno, una bella inchiesta sul ritorno dei fascisti in Italia, su tutta una serie di collegamenti partendo dalla Mafia Capitale. Dovrebbe essere uno in gamba però per principio quando uno ti fa un’intervista telefonica, prima di pubblicarla me la devi mandare per e-mail perché la devo leggere. Perché non si sa mai, meglio non fidarsi mai di nessuno».

Paolo Pandolfini

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