La nuova sanità
Tra forti diseguaglianze e scarsa attenzione alla prevenzione
Sistema sanitario, perché l’Italia è totalmente impreparata: va ripensato il modello di welfare
Da qui al 2050 crescerà del 30% la percentuale degli over 65 che avranno bisogno di assistenza
Secondo l’ultimo rapporto Ocse “Health at a Glance”, la percentuale di over 65 che avranno bisogno di assistenza sanitaria crescerà del 30% da qui al 2050 e il nostro paese è al mondo tra quelli che avranno un incremento maggiore. Questo dato dovrebbe far tremare le vene ai polsi dei decisori politici e di coloro che sono alle prese con le manovre di bilancio, poiché avremo una forte pressione su un sistema sanitario già fortemente compresso.
Nel periodo pre-pandemia i paesi in ambito Ocse destinavano in media ai loro sistemi sanitari circa l’8,8% del PIL. Nel 2021 questa cifra è balzata al 9,7%, dovuta in gran parte all’emergenza pandemica; oggi si stima una media attorno al 9,2%. In Italia, secondo i dati presentati dal governo per la prossima manovra finanziaria, investiremo in rapporto al PIL il 6,3%: una quota che è la più bassa nell’ultimo decennio. Al di là delle inutili polemiche sui numeri, è molto facile dedurre che – di fronte allo scenario Ocse di incremento della domanda di salute della popolazione più anziana – il nostro paese è totalmente impreparato, con grandi diseguaglianze nell’accesso ai servizi e una scarsa attenzione alla prevenzione. Basti pensare che siamo stati inseriti nella black list per quanto riguarda il morbillo, una malattia che credevamo debellata e che invece – a causa delle basse coperture vaccinali – è oggi presente. Inoltre stiamo pagando più di altri l’erosione del potere di acquisto dei salari reali degli operatori sanitari, rendendo più difficile attrarre e trattenere i professionisti sanitari.
Non è certo attraverso il reclutamento di 10mila infermieri indiani che possiamo colmare questo gap, ma solo rendendo più attrattiva la professione sanitaria sia in termini di stipendio che di mansione professionale. Il dato che maggiormente deve far riflettere è il combinato disposto di coloro che rinunciano alle cure nel nostro paese e il deciso aumento della spesa out of pocket che supera i 40 miliardi di euro, cresciuta solo nell’ultimo anno del 10%. Sempre lo studio Ocse ci dice che i costi delle cure per gli anziani tendono a consumare gran parte delle pensioni e i bisogni più gravi arrivano anche a 7 volte il reddito, con costi più elevati proprio in Italia e nella Repubblica Ceca, con il risultato che per sostenere le cure della popolazione avremmo bisogno di nuove risorse.
Che fare? Bisogna invertire la rotta in termini di finanziamento del sistema sanitario e decisamente puntare sulla prevenzione, sull’accessibilità, sull’integrazione socio-sanitaria e sulla trasformazione digitale dei nostri sistemi. Questa è la scommessa che abbiamo di fronte, qui e ora. Non vi sono scorciatoie e bisogna parlare un linguaggio di verità. Questo è un terreno formidabile per le forze riformiste che intendono candidarsi come alternativa alla guida del paese. Ripensare il nostro modello di welfare di fronte alle sfide epocali che abbiamo di fronte a noi.
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