Dopo trent’anni dal golpe giudiziario di Mani Pulite, il sistema-giustizia conosce un tentativo di riforma importante. A volerlo, nella maggioranza di centrodestra, è soprattutto Forza Italia. Gli eredi di Silvio Berlusconi pungolano il ministro Carlo Nordio, lo incoraggiano a non lasciarsi intimidire dalle resistenze corporative. A esercitare una particolare pressione riformatrice è il viceministro, appunto di FI, Francesco Paolo Sisto. Avvocato e giurista garantista. A lui abbiamo chiesto una fotografia delle riforme in votazione.

«Premesso – ci dice ancora prima di iniziare, il Viceministro Sisto – che il Governo e Forza Italia in tema di giustizia fanno sempre sul serio, non posso nascondere la profonda soddisfazione per l’approvazione della nostra prima riforma organica della giustizia tracciata su una direttrice a doppio effetto: il rispetto granitico dei principi costituzionali finalizzato alla migliore tutela del cittadino, quasi fosse un nobile dolo specifico».

Viceministro, stavolta fate sul serio? L’iter della riforma della giustizia vede il traguardo.
«Abbiamo mantenuto l’impegno assunto in campagna elettorale, dare il via ad interventi sulla giustizia, tesi a garantire l’efficienza del sistema, senza mai penalizzare le garanzie. E siamo solo all’inizio. Cancellare un reato inutile, se non dannoso, come l’abuso d’ufficio, razionalizzare il traffico di influenze, riabilitare il significato dell’informazione di garanzia, eliminare i rischi della diffusione incontrollata delle intercettazioni, ribadire che le misure cautelari debbano essere extrema ratio mediante l’interrogatorio anticipato e il giudice collegiale per le misure carcerarie sono interventi che, pur nella loro delicatezza, hanno meritato l’approvazione del Parlamento, e con numeri importanti. Tanto significa che la sensibilità nel Paese incomincia a restituire alla giustizia una funzione conforme ai canoni costituzionali. Oltre al plauso a Carlo Nordio è giusto riconoscere, in Silvio Berlusconi, l’infaticabile difensore del garantismo e, attribuire ad Antonio Tajani, il merito di averne raccolto felicemente il testimone».

La separazione delle carriere dovrebbe essere un principio giuridico fondamentale, arriva in porto?
«La separazione delle carriere è un principio che è già patrimonio della Carta costituzionale. L’art. 111 stabilisce che solo il giudice è terzo e imparziale, i pm, come tutti i magistrati, sono solo autonomi ed indipendenti. Fra il giudice e il pm deve esserci la stessa distanza che c’è fra il giudice e l’avvocato: per dirla con la geometria piana, una sorta di triangolo isoscele, in cui il giudice è in cima e le parti, alla stessa distanza, sono alla base. Per noi di Forza Italia è la riforma delle riforme, tanto antica (la propugnava anche Matteotti nel 1911) da essere il futuro, per una giustizia davvero giusta. La scelta del Governo di “metterci la faccia” la dice tutta sulla generale percezione della decisività della riforma. Il testo è appena giunto nelle mani di Nazario Pagano, capace presidente della prima Commissione affari costituzionali alla camera e presto sarà posto all’ordine del giorno e trattato. I tempi? Saranno quelli necessari perché questa legislatura sia, finalmente, quella giusta».

L’Anm naturalmente ha già proposto iniziative di contrasto. Come state portando avanti il dialogo con la magistratura associata?
«È naturale, che l’ANM in un Paese aperto come il nostro, possa legittimamente esprimere la propria opinione , anche con toni aspri. L’art. 101 della Costituzione, però, disegna con un “tratto di penna” i confini tra Parlamento e Magistratura. Il parlamento scrive le leggi e la Magistratura le applica. Ben venga il dibattito, il dialogo, in sano contraddittorio animato da reciproca onestà culturale, ma, dopo il confronto, ogniuno ha solo i compiti che la Costituzione gli affida».

L’Alta Corte rivoluzionerà anche il Csm. A partire dal prossimo anno giudiziario.
«L’Alta Corte nasce da un’idea di Luciano Violante e, abbiamo appreso, condivisa anche dal PD. Porre l’organo di disciplina al di fuori del CSM, con una serie di garanzie di altissimo profilo dei suoi componenti, non può che fare bene all’indipendenza di giudizio. Le tristi vicende che hanno riguardato l’organo di autogoverno della magistratura sono sotto gli occhi di tutti e, fortunatamente, buona parte, la più illuminata, della Magistratura stessa è stata capace di un’apprezzabilissima autocritica».

Via l’abuso d’ufficio, una conquista di civiltà. La paura della firma ha inciso a fondo sulla P.A. italiana.
«Non c’era scelta. I costi di un reato come l’abuso di ufficio sono stati intollerabili sia sul piano giudiziario, sia per i profili economici, ma soprattutto per il devastante effetto sulla vita delle persone : in un Paese in cui “il processo penale mediatico” batte sempre quattro a zero “il processo penale delle aule”, l’antica riflessione datata 1946 di Carnelutti assume drammatica attualità. Se “Il processo penale è la vera pena” (e non quella della sentenza) è evidente che il 94% di archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni comporta un’inaccettabile sanzione a carico di coloro che, prima di essere riconosciuti non colpevoli, attendono spesso anni. Senza dire del conseguente miglioramento dei rapporti PA- cittadino derivanti dalla perdita della “paura dell’atto lecito”, potendo scaturire un addebito di abuso di ufficio da una qualsiasi denuncia per una qualsiasi attività amministrativa. Tutti questi timori, grazie alla nostra riforma, non ci saranno più».

Ci saranno vuoti normativi e vulnus interpretativi come paventa qualcuno o, in caso di illecito amministrativo, le fattispecie di reato ci sono già tutte?
«Chi ha lanciato anatemi contro la riforma ipotizzando paralisi applicative o crescite esponenziali di contestazioni più gravi, lo ha fatto nel tentativo, non riuscito, di impressionare lo spettatore. Come ha riconosciuto Carlo Nordio, il nostro Paese dispone di un arsenale normativo anticorruzione di tutto rispetto, oltre alla tutela derivante dal giudice amministrativo e dal giudice contabile. Ci siamo solo e consapevolmente liberati di un reato spesso utilizzato senza alcuna reale condotta antigiuridica».

Che dire del Pd, che ha tutti i sindaci mobilitati per l’abolizione dell’abuso d’ufficio e in Parlamento vota contro?
«Questa riforma, sotto sotto, piace a tutti coloro che hanno responsabilità di pubblici uffici, tanto sono consci di quanto fosse ingiustificato il rischio derivante dalla sua esistenza. Io stesso ho ascoltato tanti amministratori e funzionari, di tutte le provenienze, inneggiare alla “libertà dall’abuso”. La politica delle convenienze, poi, e l’ossessione del fare opposizione, sono altro».

Le carceri scoppiano. Ci sono diverse proposte, tra cui quella di Giachetti sullo sconto di pena accessorio. State lavorando al caso?
«Il Governo ha a cuore il tema delle carceri, Forza Italia di più. Proprio in queste ore è in corso, dopo il recentissimo decreto-legge sul tema, una ulteriore riflessione per verificare se “si può fare di più”. Vedremo».

Si va verso l’ammissione di donne incinta in carcere. Forza Italia si è finora astenuta. Qual è il suo pensiero?
«Noi di Forza Italia, laddove è in gioco la vita delle persone più deboli con i bambini in primo piano, siamo portatori una particolare sensibilità, e lo abbiamo dimostrato, senza infingimenti».

Lancio la bomba: amnistia. O indulto. So che con lei se ne può parlare, e anche con il ministro Nordio. Ma con il resto della maggioranza no, sbaglio?
«Sono temi allo stato estranei al dibattito interno alla coalizione; se dovessero essere posti all’ordine del giorno assumeremo, sempre con occhio privilegiato alla compattezza del Governo, la nostra posizione».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.