Anche Mattarella segnala l'urgenza
Slitta la riforma del Csm, a 3 anni dai proclami di Bonafede tutto è impantanato per l’ostracismo di Pd e M5S
«Il Consiglio Superiore riveste un ruolo di garanzia imprescindibile nell’ambito dell’equilibrio democratico. Pertanto è necessario, e di grande urgenza, approvare nuove regole per il suo funzionamento, affinché la sua attività possa pienamente mirare a valorizzare le indiscusse professionalità di cui la Magistratura è ampiamente fornita». Così ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’incontro con i magistrati ordinari in tirocinio, invitandoli alla prudenza e all’equilibrio nelle decisioni. Nonostante il nuovo appello del capo dello Stato, però, la riforma del Csm pare essersi impantanata. Con una circostanza curiosa. «Stiamo lavorando su tutto il sistema del Csm e della magistratura. Una delle parti della riforma del Csm è il sistema elettorale: le elezioni avverranno tramite sorteggi, saranno creati collegi più piccoli, e ci sarà una sezione che si occuperà solo del disciplinare», annunciò l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ai primi di luglio del 2019, qualche settimana dopo lo scoppio del Palamaragate.
La riforma, definita dal grillino Bonafede “epocale”, sarebbe dovuta essere inviata al legislativo di Palazzo Chigi dopo qualche giorno, per poi essere approvata definitivamente dall’Aula entro l’estate di quell’anno. Bonafede, va detto, non aveva perso tempo e si era affrettato a depositare un testo che, nelle sue intenzioni, doveva mettere fine allo strapotere dei gruppi della magistratura associata all’interno del Csm e alla lottizzazione delle nomine. A distanza di quasi tre anni l’articolato, però, non è mai arrivato in Aula ed è fermo in commissione Giustizia della Camera. Il motivo? La giravolta, a oggi senza spiegazioni, proprio del M5s. Se da un lato Forza Italia, Lega, Italia Viva e Fratelli d’Italia sono favorevoli al sorteggio e hanno presentato degli emendamenti in tale senso, il M5s, invece, ha cambiato radicalmente idea ed è salito sulle barricate per osteggiarli in tutti i modi, rinnegando il suo ex ministro.
A far compagnia al M5s,il Partito democratico. I dem, a differenza dei grillini, sul punto non hanno fatto giravolte e sono sempre rimasti coerenti. «Non vorrei che con la scusa di fermare il correntismo, si volesse abbattere direttamente il Csm, come vuole qualcuno», ha dichiarato Mario Perantoni, il presidente M5s della commissione Giustizia alla Camera. «Il tavolo intorno a cui si sta lavorando attraverso proposte migliorative rispetto allo stato attuale, ad esempio lavorando sulla territorialità, sui collegi e sulle modalità di lavoro delle commissioni, non assecondando una visione populista della giustizia», ha aggiunto Perantoni, stroncando ogni ipotesi di sorteggio. E di riforma populista ha parlato anche la responsabile giustizia del Pd Anna Rossomando, vice presidente del Senato.
Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Walter Verini, relatore della riforma: «Dal punto di vista politico, non è tanto la quantità di subemendamenti a preoccupare ma un altro aspetto: la riforma può e deve essere migliorata. Ma non può essere stravolta». Nel Cdm che licenziò la riforma Cartabia, il premier Mario Draghi lo definì un punto di sintesi importante, dicendo che non sarebbe stata posta la fiducia. Ma aggiunse che sui miglioramenti sarebbe servita condivisione. «Senza condivisione la riforma avrà una vita parlamentare molto, molto difficile», replicò Verini. La ministra della Giustizia Marta Cartabia questa settimana, comunque, ha incontrato i gruppi di maggioranza per fare il punto sulla riforma . Merita di essere raccontato il siparietto con Cosimo Ferri (Iv), favorevole al sorteggio.
Lui: «Se lei è contraria al sorteggio ce ne faremo una ragione». Lei: «Non posso mettere la mia faccia e la mia storia su una norma incostituzionale, sulla quale ci possono essere anche dei problemi in sede di promulgazione», facendo intendere che il Quirinale non gradirebbe il sorteggio come sistema di elezione dei componenti togati del Csm. «Questa è un’operazione di mero maquillage come quella caldeggiata dalla ministra Cartabia, lascerebbe le cose proprio come già le conosciamo, non cambierebbe un bel nulla, hanno fatto sapere ieri le toghe di Articolo 101 sul loro blog. «Se non cambiasse nulla grande amarezza», ha aggiunto il giudice del tribunale di Ragusa Andrea Reale. Salvo ulteriori rinvii, si tornerà a discuterne alla Camera il prossimo 19 aprile.
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