Il 76% dei nostri centri urbani è fuorilegge rispetto ai target europei e, per una volta, non è l’indisciplinato sud a fare da cattivo esempio. Sono infatti le città del settentrione ad essere finite sulla lista dei cattivi nel rapporto di Legambiente ‘MalAria di città – Cambio di passo cercasi’ che nel 2022 ha analizzato 95 centri urbani, 29 dei quali hanno superato i limiti giornalieri di Pm10.

Le situazioni peggiori sono state rilevate a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia, città che hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti. La situazione è però preoccupante ovunque, perché il nostro Paese è decisamente in ritardo per adeguarsi ai nuovi target europei entro il 2030, visto che risulta fuorilegge il 76% delle città per il Pm10, l’84% per il Pm2.5 e il 61% per l’No2.

“Le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi ai nuovi limiti entro i prossimi sette anni, – osserva Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti e che i valori indicati dalle linee guida dell’OMS, che sono il vero obiettivo da raggiungere per tutelare la salute delle persone, sono ancora più stringenti dei futuri limiti europei”.

In particolare la centralina Grassi di Torino si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da quella Senato di Milano con 84, la Baussano di Asti 79,  la Giardini di Modena 75, l’Arcella di Padova e la Tagliamento di Venezia con 70. Di fatto, in queste città il numero di sforamenti consentiti in un anno è raddoppiato rispetto alla norma.

Per il Pm10 l’analisi delle medie annuali ha mostrato che nessuna città ha superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma secondo Legambiente “ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030. Per il Pm10, sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc (microgrammi per metrocubo ndr.). 72 città sarebbero dunque fuorilegge”.

Alle grandi città del Nord si aggiungono anche città più piccole, dove non si concentrano attività industriali, ma le politiche per la riduzione del particolato sono in drammatico ritardo. Secondo l’associazione ambientalista le città che devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e adeguarsi ai nuovi target oltre a Torino e Milano, sono Cremona, Andria e Alessandria per il Pm10; Monza, Milano, Cremona, Padova e Vicenza, Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino, Como, Brescia, Asti e Mantova per il Pm2.5. E ancora Milano, Torino, con Palermo, Como, Catania, Roma, Monza, Genova, Trento e Bolzano, per l’No2.

Secondo il report di Legambiente in Italia la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Le città più distanti dall’obiettivo dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni cittadine tra il 30% e il 43% entro i prossimi 7 anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni potrebbero impiegarne 17 per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030.

Tra gli interventi “a misura di città” proposti per combattere l’inquinamento ci sono il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle Zez (Zone a zero emissioni) come ha fatto Milano con l’area B e Londra con l’ultra Low Emission Zone dove le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%.

Un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas.

Potenziamento del Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.

Sharing mobility. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare e realizzare ulteriori 16mila km di percorsi ciclabili.

Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.

Tutto elettrico in città, anche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle Zez alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti Zed (Zero Emissions Distribution).

Redazione

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