La questione migranti e i postumi della vicenda albanese che da giorni infiamma il dibattito politico italiano non si sono limitati di certo ai confini del Bel Paese, ma si sono trasformati in un dibattito politico che ha investito le forze politiche europee e i gruppi dell’Europarlamento. Si è aperta così una breccia nella maggioranza Ursula bis, che si avvia alla delicata fase delle audizioni dei commissari scelti da von der Leyen per il suo secondo mandato alla guida della Commissione.

Le aperture dei popolari e il piano italiano

I socialisti non hanno gradito le aperture che i popolari e la stessa presidente hanno manifestato nei confronti del governo Meloni e del piano italiano, che sul modello dei centri in Albania punta a individuare una soluzione oltre i confini nazionali, con il duplice scopo di frenare l’immigrazione clandestina – mandando un messaggio chiaro ai trafficanti di esseri umani – e di selezionare accuratamente chi otterrà l’assenso a entrare in Italia e dunque in Europa. Non bisogna dimenticare che il nostro paese è per molti clandestini la porta per l’Europa. Una frontiera che porta l’Italia a dover gestire una spinta migratoria talvolta insostenibile tanto sul piano economico, quanto sul piano sociale. Una riflessione condivisa in toto dalla destra europea e anche dal partito popolare, che in questi cinque anni ha subìto una mutazione che a quanto pare solo i socialisti non hanno notato.

L’incubo dei socialisti

Prendendo in esame l’ultimo tratto della precedente legislatura europea, nata su basi estremamente differenti da quella attuale, si noterà che sui voti importanti che influiscono direttamente sulla vita dei cittadini europei (dall’immigrazione alle tematiche ambientali con il famoso “Green Deal” voluto da Frans Timmermans) si è formata una maggioranza alternativa a quella ufficiale, con popolari, conservatori, sovranisti e gruppi di destra non iscritti che hanno fornito ai popolari di Weber una maggioranza alternativa. Su queste basi si era cullata l’illusione che dalle urne si potesse creare una maggioranza politica alternativa al duopolio tra popolari e socialisti che ha retto l’Unione europea dalle origini della sua attuale struttura. Questa possibilità è stata l’incubo dei socialisti per tutta la campagna elettorale e – dicono i più maliziosi – sventata solo dalla mancanza di numeri certi e dai problemi che sussistono su base nazionale all’interno dei singoli paesi europei tra partiti che fanno parte del Ppe e appartenenti alle altre famiglie politiche della destra europea. Questo ha reso vana l’idea che il modello italiano potesse tradursi anche a Strasburgo.

Gli equilibri sono cambiati e la forza stessa del Ppe è ben diversa da quella dei precedenti cinque anni. Lo si è capito anche nelle modalità con le quali von der Leyen non solo ha dettato le condizioni per la formazione della maggioranza Ursula bis, ma pure nel modo in cui i popolari hanno imposto i propri commissari e sul come hanno aperto ai conservatori (e dunque all’Italia) senza lasciarsi troppo condizionare dagli strepitii di sinistra. I socialisti – al di là delle dichiarazioni ideologicamente infiammate – non hanno ecceduto nelle proteste, capendo e subendo la linea dei popolari che questa volta (contrariamente a cinque anni fa) hanno scelto pienante di incarnare il ruolo del vincitore. Vittoria, del resto, ottenuta proprio attraverso una svolta a destra su temi come immigrazione e ambiente che innervosiscono e non poco i socialisti.

L’avviso di Iratxe García Pérez

La scelta di aprire al modello italiano è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’insofferenza socialista, che difficilmente accetta il ruolo di subalternità nel patto coi popolari. In quest’ottica va interpretato l’avviso di Iratxe García Pérez, presidente del gruppo: “I socialisti e democratici sono contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione. Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni, siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottare questa strategia. Voglio dirlo in maniera diretta: così non può contare sul nostro sostegno”. Un messaggio diretto alla presidente della Commissione alla vigilia della Plenaria, fondamentale per il via libera alla nuova Commissione europea che vedrà impegnato anche Raffaele Fitto.

La maggioranza Venezuela

La stessa Pérez ha parlato di “doppio gioco” dei popolari. Il riferimento è al sospetto a sinistra che il partito di Weber ufficialmente coabiti con socialisti e liberali nella maggioranza e poi – in realtà – ufficiosamente poggi su una maggioranza alternativa, quella a destra, chiamata “maggioranza Venezuela”. Se alla minaccia seguiranno fatti si capirà osservando le prossime mosse e il comportamento dei socialisti nella Plenaria: si vedrà se prevarrà il pragmatismo di governo tanto caro al Pd italiano o l’insofferenza ideologica verso un Ppe sempre più a destra.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.