“Mi hanno detto che devo uscire dalla casa. Mi danno solo due giorni, per lasciarla. Avevo chiesto di passare l’ultimo Natale a casa mia, comprata con tanti sacrifici. Avevo proposto di fare la demolizione a mie spese. E niente, vogliono che me ne vado”. Così Davide Marotta, attore napoletano diventato famoso negli anni ’80 per uno spot televisivo che ha fatto la storia della Tv e che diventò anche un’intramontabile tormentone, “Ciribiribì Kodak”. Lui era l’alieno che cercava il rullino fotografico e esclamava la battuta diventata poi un tormentone. L’attore torna alle cronache per la drammatica vicenda che riguarda la sua casa che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni e che rischia di essere demolita per un contenzioso che dura da anni su presunti abusi edilizi.

Il 15 novembre ha aspettato le ruspe sotto casa sua a Napoli nel quartiere Poggioreale, in Via Cupa Principe. Un gruppo di cittadini e attivisti dei movimenti per il diritto alla casa si sono presentati per aiutare l’attore a sostenere la sua causa ed evitare il drammatico abbattimento. A raccontare la vicenda era stato lo stesso Marotta a Pomeriggio 5. “Mio nonno è venuto in questa casa sposo nel 1919 – ha detto intervistato da Barbara D’Urso – Qui sono nate mia madre e le sue sorelle, ma mamma è nata nel ’34. Io per fare un regalo a mia mamma che ha fatto tanti sacrifici per me, ho comprato nel 1993 questa casa, nel 1994 l’ho ristrutturata”, ha raccontato senza riuscire a contenere le lacrime.

L’attore ha spiegato di aver chiesto negli anni anche il condono per quella casa e di aver fatto ricorso al Tar. “Ho vinto il ricorso al Tar e abbiamo vinto sia per quanto riguarda il vincolo cimiteriale sia per l’acquisizione – ha spiegato sempre a Pomeriggio 5 – Dopo la Procura è come se si fosse disinteressata a quanto affermato dal Tar e volesse per forza buttare giù la casa. Visto che è una masseria che esiste da 150 anni e io ho fatto una ristrutturazione, buttatemi giù 50 o 60 metri quadrati (quelli in più rispetto a quanto consentito, ndr), ma non l’intera proprietà che esiste da sempre anche se c’è un piccolo abuso”. Nel 2017 un ricorso al Tar della Campania aveva dato ragione a Marotta contro il diniego del Comune di Napoli al condono. Per questo motivo fu sospeso ma intanto il procedimento è andato avanti fino ad arrivare alla notifica di abbattimento che sarebbe dovuto avvenire all’alba del 15 novembre.

L’attore ha lavorato anche con Mel Gibson ne “La passione di Cristo” e con Matteo Garrone in “Pinocchio” (era il Grillo Parlante) ed attualmente è impegnato in teatro con San Da Vinci, ha raccontato la storia della sua casa: “Ho comprato questa casa nel 1993 quando era un momento felice per me per il mio lavoro – ha detto – Potevo anche comprarmi un appartamento a Posillipo e non spendere tantissimi soldi per comprare questa e ristrutturarla. Se c’è un abuso è piccolo, possono essere 20/30 metri quadri ma non mi abbattete tutta la casa”. La sua vicenda è simile a tanti altri cittadini campani che negli anni hanno pagato condoni (Marotta racconta di averlo ottenuto nel 2003), tasse, bollette e hanno fatto cause per mettere in regola le loro case. Alla fine dell’intervista con Barbara D’Urso aveva annunciato che l’indomani sarebbero arrivate le ruspe: “Domani circa 150 persone si opporranno insieme a me a questa demolizione”.

Il triste giorno è arrivato e Marotta era lì sotto casa insieme ai suoi sostenitori che hanno bloccato la strada. Sulla palazzina gli striscioni con su scritto “Giù le mani da casa di Davide”. “Qui ci sono 40 anni dei miei sacrifici, domenica compio 60 anni. Che bel regalo che mi hanno fatto – ha detto distrutto dal dolore – faccio appello a Giorgia Meloni, al Governo affinchè si faccia qualcosa. Chiedo anche al sindaco di venire qui a vedere la mia casa. Il popolo mi è vicino ma le istituzioni no”.

L’attore in protesta ha detto di non essere intenzionato a lasciare la sua casa. “Io mi chiamo Davide e loro sono Golia – ha detto intervistato in diretta mentre protestava davanti casa – Ho chiesto di buttare a terra a mie spese anche a carico mio la parte in più della mia casa ma non buttatela tutta giù. Con me vive mia mamma che ha 88 anni, è anziana. Chi glielo dice che la buttano fuori casa? Per lo stato anche io sono invalido. Una situazione assurda quella che sta succedendo, confido nella Meloni, magari da donna è sensibile a queste problematiche, spero in un intervento dei politici. Io non sono un camorrista. Questa è una tragedia”. L’attore ha concluso: “È un’ingiustizia nei miei confronti e della mia famiglia. Se ci scappa il morto che succede? Stiamo tutti male. Comprare questa casa è stato il mio oscar più bello. Quello che sta succedendo se fosse un film sarebbe un horror. Io da qui non esco”. Intanto l’abbattimento è stato sospeso almeno per qualche giorno ed è intervenuto l’avvocato Bruno Molinaro, che da anni si batte in difesa dei cittadini a cui è stata consegnata la notifica di abbattimento delle loro case.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.