Il bambino di 6 anni unico sopravvissuto alla strage del Mottarone
“Sono contento di essere tornato a casa”, le prime parole del piccolo Eitan dopo il rientro in Italia

“Sono contento di essere tornato a casa”, queste le prime parole di Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto nella strage della funivia del Mottarone dello scorso maggio nella quale morirono i genitori e il fratello piccolo. Le parole del bambino citate dall’Ansa.it, riferite all’agente che lo ha accompagnato a casa nel paesino di Travacò Siccomario, in provincia di Pavia.
Eitan Biran è tornato a casa dopo un’aspra controversia tra le famiglie della madre e del Padre. È cresciuto in Italia, dove è arrivato quando aveva poco più di un anno. Lo scorso 11 settembre il nonno materno Shmuel Peleg lo aveva prelevato dalla zia Aya Biran cui era stato affidato dalla magistratura e lo aveva portato con un volo privato, partito dalla Svizzera, in Israele. Il piccolo è ancora alle prese con le conseguenze fisiche e psicologiche del gravissimo incidente.
I legali hanno rinnovato l’appello “per permettere ad Eitan di riprendere la sua vita di bambino di 6 anni”. Ora, hanno detto, “si spengano i riflettori sulla sua vita privata” e “si apra una nuova fase” che gli consenta “un percorso di crescita più sereno, ancora più necessario se si considera la terribile tragedia che l’ha coinvolto”. Eitan è atterrato alle 22:00 di ieri sera. Con lui la zia paterna Aya Biran, che era stata nominata tutrice subito dopo l’incidente, suo marito Or Nirrko e le due cuginette con le quali è cresciuto. Ad attenderlo a casa i nonni paterni.
“Dopo 84 giorni da quando è stato allontanato illegalmente dalla sua casa, Eitan tornerà ora alla routine, a tutti gli ambienti medici, terapeutici ed educativi, ai suoi amici del quartiere e alla scuola, alla comunità in cui è cresciuto, e al suo adorato gatto Oliver”, ha dichiarato una portavoce della famiglia. Solo qualche giorno fa la Corte Suprema di Tel Aviv ha confermato le due decisioni delle scorse settimane di primo e secondo grado: ovvero che “il luogo normale di vita” del bambino “sia in Italia dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza” e che quello che gli è accaduto a settembre è stato un rapimento verso cui la Convenzione internazionale dell’Aja prevede “tolleranza zero” e impone “la restituzione immediata” ai tutori.
Il gesto del nonno è stato riconosciuto come sottrazione illegittima del minore. Peleg è destinatario di un mandato di arresto internazionale per sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e appropriazione indebita del passaporto del nipotino. Arrestato a Cipro, e rilasciato dietro cauzione, anche il presunto complice di Peleg, forse un ex contractor dell’agenzia statunitense Blackwater secondo gli inquirenti, Gabriel Alon Abutbul, anche lui israeliano e nei cui confronti è in corso il procedimento di estradizione.
Il pensiero condiviso anche dal sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, che dopo il crollo della funivia si è subito mobilitato per Eitan, anche con una raccolta fondi, e che è sempre stato al fianco della zia Aya, riportata da La Presse: “È lei la vera eroina di tutta questa storia – ha detto – Eitan è come se fosse mio figlio. Adesso ha bisogno di tanto amore, di calore e soprattutto di tranquillità. Va trattato bene”. Eitan presto tornerà in classe, all’Istituto Maddalena di Canossa a Pavia, dove sono iscritte anche le cugine con le quali è cresciuto.
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