Era salita a bordo della cabina della funivia Stresa-Mottarone alle 10, per godersi la vista magnifica del lago Maggiore, ovviamente ignara di essere scampata al disastro avvenuto poco più di due ore dopo, quando quella cabina è precipitata per 30 metri su un costone del monte Mottarone, spezzando 14 vite, tra cui quella di una sua corregionale e del suo fidanzato, in vacanza in quelle zone del Piemonte.

È la testimonianza affidata ad Instagram di Adele Ceraudo, pittrice di Cosenza, che ha documentato anche con un video la discesa dal Mottarone.

Un post scritto poche ore dopo la tragedia, quando la donna ha scoperto della strage: “Alle 10 di stamane – scriveva ieri sul social, a commento di un video che riprende la discesa in funivia – prendiamo la funivia per salire sul monte Mottarone. I primi a salire, i primi a scendere. Per fortuna. Ringrazio il cielo per noi. Piango immensamente per le persone che, poco dopo, hanno perso la vita”.

Questa mattina, dopo una notte insonne a ripensare a quanto accaduto domenica, nuove considerazioni affidate ancora ad Instagram: “Sveglia ore 5.30, non per disegnare stavolta. Non ho chiuso occhio. Non abbiamo chiuso occhio. Poi ha iniziato a piovere forte e arrabbiato…il cielo era furioso! Ora è così, fermo. Silenzio umano. Quiete. Immobile. Decine di cinguettii, fischi e rumorini vari di animaletti notturni e mattutini. Direi che la vacanza è terminata. Non riusciremmo a godere d’altro, nonostante le meraviglie, naturalistiche ed umane che circondano questi laghi. Mi fanno male gli occhi, come se avessi pianto tanto. Mi auguro solo che delicatezza e sensibilità possano manifestarsi. Io tornerò a disegnare. Questo è il mio modo d’esprimermi. Null’altro”.

L’INCHIESTA – Sulla strage della funivia Stresa-Mottarone la Procura di Verbania ha aperto un’inchiesta nel tentativo di ricostruire quanto accaduto poco dopo le 12 di domenica, quando la cabina è precipitata provocando la morte di 14 persone, tra cui due bambini, mentre un terzo bambino di cinque anni, unico superstite di una famiglia israeliana, è al momento ricoverato nel reparto rianimazione dell’ospedale Regina Margherita di Torino.

Il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, ha spiegato parlando con i giornalisti che il sistema frenante di sicurezza della funivia del Mottarone “non ha funzionato”. Ha invece funzionato il sistema per l’altra cabina, “che si è bloccata”, ha aggiunto Bossi. Quanto ai reati, il procuratore ha riferito che si procederà “per un reato piuttosto raro, che è quello, in questo caso naturalmente colposo, di attentato alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo“. Sugli indagati non si è sbottonata: “Le aziende coinvolte sono più d’una, prima dobbiamo nominare i periti per le consulenze tecniche”.

 

 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia