Nel Si&No del Riformista, spazio al dibattito sul gesto del presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales: giusta la sospensione dopo il bacio estorto alla calciatrice Jennifer Hermoso dopo la vittoria die Mondiali? Favorevole la senatrice dem Valeria Valente secondo cui “a quel bacio manca il consenso. E il consenso è la parola chiave“. Contrario invece il deputato di Italia Viva Francesco Bonifazi:Era pura gioia sportiva per la vittoria scevra da ogni finalizzazione sessuale“.

Qui il commento di Valeria Valente:

Il caso è noto dunque non mi soffermerò a rievocarlo. Partirò invece dalla fine, possiamo dire, ovvero da quanto accaduto dopo, in particolare da quanto dichiarato dalla diretta interessata. Perché la sua parola conta, perché alla parola di una donna, credo. L’atleta Hermoso ha affermato pubblicamente, nell’immediato della vicenda e dopo un comprensibile momento di shock per un gesto inatteso e spiazzante, che quel bacio è stato frutto di una costrizione, che non era concordato, che lei non avrebbe voluto riceverlo. “Non mi è piaciuto”, ha sostenuto.

E questo secondo me basta a spiegare il perché il gesto del presidente della Federcalcio spagnola Rubiales sia grave e abbia macchiato purtroppo una bella pagina sportiva (e non solo) scritta dalla nazionale di calcio femminile di Madrid. Perché è grave quel bacio estorto, che infatti ha spinto il governo spagnolo di Sanchez ad una presa di posizione chiara al fianco del mondo dello sport femminile, dei movimenti femministi, delle associazioni di donne, è presto detto. Perché manca di consenso. È il consenso la parola chiave, la stella polare: l’unica che sola rappresenta il confine di demarcazione per individuare e leggere la violenza maschile sulle donne. Senza il consenso della donna, è sempre violenza o molestia sessuale. Il punto è comprendere che non hanno peso le ragioni e le intenzioni di chi agisce -in questo caso l’uomo- un approccio o un atto sessuale, ciò che conta è come lo vive chi lo subisce, in questo caso la donna.

Ciò che conta è se lo voleva oppure no. Un ulteriore aspetto deve essere poi analizzato. Quel gesto, quell’atto, quel comportamento di Rubiales è espressione di una cultura maschilista, sessista e machista che vede nella donna e nel suo corpo un oggetto da predare senza chiedere alcun permesso, perché considerati – donna e corpo, binomio imprescindibile- in modo proprietario in una relazione di subordinazione di potere che ha radici antiche e reciderle è la sfida più grande che abbiamo di fronte a noi. In Italia, in Europa e nel mondo. L’unica sfida da vincere per poter contrastare la violenza maschile sulle donne in tutte le sue forme -sessuale, economica, psicologica- e in tutte le sue manifestazioni, fino alla più estrema, il femminicidio. Se non capiamo questo, rischiamo un pericoloso abbrivio, soprattutto per le donne e la loro libertà, ancor di più per la loro sicurezza e la loro vita. Banalizzare come goliardico oppure normalizzare come espressione affetto e esuberanza il gesto di Rubiales, come pure qualcuno ha tentato di fare e come lui stesso ha fatto, significa legittimare quella sub cultura retriva maschilista, sessista e machista di cui prima parlavo, così pericolosa perché terreno di coltura della violenza maschile sulle donne.

E significa in particolare non comprendere l’importanza del consenso della donna, unico discrimine della violenza, più o meno grave essa sia. Un’ultima considerazione. Quel gesto di Rubiales immortalato nelle immagini televisive che hanno raggiunto milioni di persone ha mandato dunque un messaggio totalmente sbagliato, in particolare alle giovanissime generazioni per cui lo sport dovrebbe essere anche un riferimento di valori importanti, tra cui quello del rispetto delle differenze e della parità. Non mi sfugge ovviamente quanto questo stesso mondo dello sport, e non penso solo all’Italia, debba continuare a lavorare per l’affermazione vera e piena del riconoscimento della parità e del rispetto delle donne/atlete, sul piano dell’affermazione dei loro diritti, delle loro competenze, delle loro qualità. Importanti passi in questi anni sono stati compiuti ma tanti, proprio tanti ancora devono essere fatti.

Valeria Valente (Senatrice Partito Democratico)