Quando il Consiglio dei Ministri discuteva dell’ormai attesissimo super decreto, la bozza relativa alle disposizioni sulle carceri sembrava accogliere il suggerimento dei penalisti italiani, ma anche del coordinamento dei Giudici di Sorveglianza e di tanti magistrati ragionevoli e soprattutto consapevoli del fuoco epidemico che cova sotto la cenere dell’indecente sovraffollamento carcerario nostrano. Detenzione domiciliare per le pene residue inferiori ai 18 mesi. Se superiori a sei mesi, esse saranno accompagnate da braccialetto elettronico “ove disponibile”.

Ma nella notte, la norma viene riscritta: se il braccialetto non è disponibile, niente detenzione domiciliare. E qui casca l’asino, perché anche le pietre sanno che braccialetti elettronici non ce ne sono. I pochi esistenti, come è noto, non riescono già a soddisfare le esigenze delle custodie cautelari da scontare agli arresti domiciliari, al punto che i destinatari restano spesso molti giorni in più in carcere in attesa che se ne liberi uno.

Come si può immaginare allora che quello stesso esiguo numero di braccialetti possa d’improvviso coprire un fabbisogno del tutto nuovo ed inusuale, cioè quello della espiazione pena in detenzione domiciliare per migliaia di detenuti in pochi giorni? La cosa strabiliante è che lo stesso decreto dà atto di questo stato di fatto, visto che la Relazione illustrativa si preoccupa di spiegare i cervellotici rimedi distributivi tra le carceri dei braccialetti “in caso di parziale disponibilità” degli stessi. In caso di parziale disponibilità?!

Ma il Ministro e tutti i membri del Governo conoscono perfettamente il numero esiguo dei braccialetti disponibili e la loro cronica insufficienza già solo per le misure cautelari. Ora dovremmo addirittura sottrarli ai detenuti in attesa di giudizio, e moltiplicarli come i pani ed i pesci – ed in qual modo?- per renderli disponibili per migliaia di detenzioni domiciliari in espiazione pena?

C’è davvero da chiedersi, strabiliati, a quale livello di cinica irresponsabilità si possa tollerare che arrivi questa politica letteralmente prigioniera delle parole d’ordine populiste e giustizialiste più viete ed ottuse. È bene si sappia che la possibilità di espiare pene residue inferiori ai 18 mesi in detenzione domiciliare è già prevista dalla legge, ma senza la condizione impossibile del braccialetto elettronico. Sostituire, come qui si è inteso fare, la valutazione del Giudice di Sorveglianza con il braccialetto elettronico significa rendere la pratica più veloce, per poi però farla certamente arenare di fronte alla già ben nota indisponibilità del necessario numero di braccialetti.

Dunque, nei fatti non solo non si è risolto il problema, ma anzi lo si è aggravato, per di più travolgendo in questa incredibile, catastrofica dimostrazione di insipienza amministrativa, tutto il delicato comparto dei detenuti in custodia cautelare (il cui numero, senza braccialetti elettronici disponibili per gli arresti domiciliari, subirà inesorabilmente una impennata).

Una vergogna, una prova sconcertante di cinismo e di incapacità amministrativa, che non potrà rimanere senza una adeguata risposta. I penalisti italiani sono pronti a fare la loro parte.

 

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