A poco più di una settimana dalla vittoria a Euro 2024, il presidente della Federazione calcistica spagnola (Rfef), Pedro Rocha, è stato sospeso per due anni dal Tribunale Amministrativo dello Sport spagnolo (TAD) per abuso di autorità. Nulla di sorprendente: la Rfef è da tempo al centro di una bufera giudiziaria basata su tre filoni d’indagine (ribattezzati Operación Brody, Operación Soule e Operación Negreira). Al di là delle dovute celebrazioni ed espresse tutte le legittime cautele garantiste del caso, la situazione “nazionale vincente – Federazione nel caos” ricorda le bufere che precedettero i mondiali 2006 e 1982 vinti dall’Italia. Il calcio giocato è una suggestiva metafora di tante cose della vita, ma quasi mai uno specchio della politica che lo governa. Se in campo i giocatori dimostrano di essere i migliori per gioco e talento non significa che dietro a loro ci sia una specchiata gestione federale. La Spagna è anche campione Mondiale femminile e ha vinto le ultime due Nations League sia maschile che femminile. Ma l’errore più grande è quello di voler cercare modelli di riferimento a cui attingere a tutto tondo.

La Federazione

La Rfef – equivalente della nostra Figc – è rimasta senza presidente dopo le dimissioni di Luis Rubiales nel settembre 2023 in seguito al bacio abusivo dato a Jenni Hermoso dopo la finale del Mondiale femminile 2023. Ma Rubiales è soprattutto al centro di numerose accuse di corruzione e il successore ed ex vice, Pedro Rocha, era indagato da tempo (si dice estraneo, ricorrerà in appello). Il caso di maggiore eco è relativo all’accordo da 42 milioni sulla Supercoppa spagnola in Arabia Saudita. Rubiales – accusato di aver ricevuto tangenti sottoforma di terreni edificabili – è stato arrestato e interrogato all’inizio di aprile 2024, dieci sedi sono state perquisite, inclusi gli uffici della Rfef, altri sette arresti effettuati.

Prima di Euro 2024 il ministero dello Sport ha nominato una commissione governativa presieduta da Vicente Del Bosque, ex ct campione del mondo 2010 e d’Europa 2012. La Commissione non piace all’Uefa, che sullo stesso tema sta monitorando anche le riforme volute dal governo italiano su Figc e Lega calcio, perché considera questi interventi lesivi dell’autonomia dello sport. La Spagna si appresta a dover ospitare i Mondiali del 2030 e anche la Fifa monitora. Le due federazioni in un comunicato congiunto hanno detto di essere al lavoro per capire se la Commissione “possa influenzare l’obbligo della Rfef di gestire i propri affari in modo indipendente e senza indebite interferenze governative”. Ma poi non sembrano essersi distinte per attivismo.

I club

Altro capitolo: i settori giovanili iberici sfornano talenti, ma i club – per ammissione stessa dei loro dirigenti – sono in un momento di difficoltà. “Quasi di autofinanziamento”, dicono a microfoni spenti, e per la prima volta quest’anno partiranno nelle coppe europee al terzo posto del ranking Uefa (come non accadeva dal 1997) essendo stati sorpassati da quelli italiani, soprattutto perché dietro la corazzata Real Madrid sono venuti meno negli ultimi 5 anni (che fanno fede per delineare il ranking) i risultati dei club medi, mentre ad esempio i nostri club hanno fatto 3 finali di Conference League (la minore delle Coppe europee) e ottime stagioni in Europa League. Vi è poi il caso di clamoroso dissesto finanziario del Barcellona: la classica crisi dalla quale in genere ti salvi solo se sei “too big to fail”.

Club e nazionali spagnole dal 2002 a oggi hanno giocato 23 finali contro squadre straniere e le hanno vinte tutte oltre a 3 finali tutte spagnole (vinti 5 trofei maggiori con la nazionale, 10 Champions League, 11 Europa League). Questo nonostante il fatto che nel corso degli anni ’10 dovettero mettere a dieta i conti per rientrare degli ingenti debiti. Il piano, peraltro, riuscì perfettamente. Non va poi dimenticato che a marzo 2021 Real Madrid e Barcellona vennero multati per aiuti di stato. L’Ue giudicò iniquo il trattamento fiscale di favore a loro riservato da una legge spagnola che diede loro i benefici delle cooperative in quanto realtà “di interesse culturale”. Ma i pochi milioni di multa comminati, a fronte di un ventennio di vantaggi iniqui, sono parsi più un invito a cena con obbligo di pagare il conto che una reale sanzione (peraltro senza alcun riflesso sportivo).

Il campionato, va detto, ha un comportamento virtuoso su alcuni temi decisivi: impiega molto i calciatori in uscita dai settori giovanili (da 4 a 7 volte in più che in Serie A), gli stranieri sono solo il 39,1% (da noi il 62,4%). Questo anche perché storicamente i club si sono abituati far da sé più che pescare a piene mani sul mercato. Basti ricordare i numeri dieci del Real Madrid che a inizio anni ’90 venivano acquistati da club medi (Martín Vázquez – Torino) e piccoli (Gheorghe Hagi – Brescia) della nostra Serie A perché qui prendevano di più. Scelte che poi hanno certamente un valore tecnico sia sulle vittorie internazionali che sul tasso tecnico della nazionale. Ma da qui in avanti attendiamo curiosi: la Spagna è tornata campione d’Europa e tutti ne abbiamo riconosciuti i meriti di campo, ma voler andare a prendere spunti oltre la congiuntura tecnica generazionale pare veramente fuori luogo.

Giovanni Armanini

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