Le amministrative si abbattono come una tempesta sul governo di Pedro Sanchez. Il Partito socialista ha perso in tutte le elezioni locali di peso, con la mappa elettorale della Spagna che ha visto quasi sparire il colore rosso a vantaggio del blu del Partito popolare. Per Sanchez un colpo durissimo, al punto che il primo ministro spagnolo ha deciso di interrompere l’esperienza di governo anticipando al 23 luglio le elezioni generali previste a fine anno. Il premier ha assunto questa scelta come reazione a una sconfitta eclatante e certamente inaspettata.

Il Psoe è stato staccato di 800mila preferenze dai popolari e quest’ultimi sono riusciti ad affermarsi come primo partito conquistando la maggioranza assoluta in numerose città e capoluoghi. I socialisti hanno perso sei comunità autonome su nove. E il Pp, in comunione con l’ultradestra di Vox, è riuscito anche a riprendersi la Comunità Valenciana, dove si giocava una partita estremamente simbolica. Inoltre, a confermare quello che il Partito popolare ha definito un “nuovo ciclo politico” per la Spagna, è stata la vittoria di Madrid, dove Isabel Dìaz Ayuso e José Luis Martínez-Almeida, entrambi del Partito popolare, governeranno la Comunità e la città dopo avere ottenuto la maggioranza assoluta con il proprio partito. Per Ayuso si tratta di una conferma che sancisce il suo grande peso politico all’interno del centrodestra. Rieletta alla guida della Comunità di Madrid, la più ricca tra le autonomie e centro nevralgico del sistema economico e politico dell’intero Paese. Secondo alcuni osservatori, Ayuso potrebbe mettere in ombra la figura del presidente dei popolari, Alberto Núnez Feijoo, ritenuto più moderato e meno di “impatto”. E questo soprattutto perché a Madrid non servirà l’alleanza con Vox, ritenuta scomoda da molti.

È chiaro che il trionfo nella capitale, dopo anni in cui Ayuso ha già dimostrato di sapere attrarre i consensi con politiche di chiara matrice liberale e allo stesso tempo allineata al mondo conservatore, rappresenta un’enorme rampa di lancia per un futuro a livello nazionale. Tuttavia, sembra difficile che la leader madrilena infranga il momento positivo del Pp, soprattutto ora che si prepara una campagna elettorale che solo apparentemente è in discesa per il suo partito. Fonti molto vicine a Feijo hanno rivelato al quotidiano “El Mundo” di essere estremamente critiche nei confronti della scelta di Sanchez di indire elezioni anticipate quando ormai mancavano circa sei mesi al voto. Secondo i popolari, la mossa del premier serve solo a distogliere l’attenzione dai problemi del Paese e metterebbe in difficoltà gli elettori che si trovano in vacanza e che comunque andranno a votare in un periodo dell’anno in cui generalmente l’affluenza alle urne – così come l’attenzione sui temi della politica – tende a calare.

Diverso il tono di Vox, il cui leader, Santiago Abascal, ha definito questa decisione “l’unica notizia positiva che Sanchez ha dato in questi quattro anni”, proponendo da subito ai popolari un asse in vista del voto. Il primo ministro, dal canto suo, ha posto una doppia sfida. Ha ammesso che il risultato elettorale “suggerisce un chiarimento degli spagnoli sulle forze politiche che devono guidare questa fase”. Ciò ha un peso soprattutto in vista della presidenza di turno spagnola dell’Unione europea, visto che a breve inizierà la guida di Madrid. Dall’altro lato, la mossa di Sanchez è anche un azzardo politico.

Molti osservatori credono infatti che la scelta di sciogliere il parlamento sia un estremo tentativo di compattare il voto progressista. E questo potrebbe avvenire soprattutto perché luglio sarà probabilmente il momento in cui si saranno consolidate le varie alleanze locali – e forse anche quella nazionale – tra Pp e Vox. L’alleanza potrebbe innescare una campagna elettorale molto polarizzata dove potrebbero fare di nuovo capolino i movimenti più a sinistra (sconfitti anch’essi come la sindaca di Barcellona, Ada Colau) e gli indipendentisti.

Lorenzo Vita

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